Rivivere il ritorno in tv del programma I dieci comandamenti di Domenico Iannacone è stato molto bello. Il titolo di ieri era Spaccanapoli.
Giornalista delicato e profondo, Iannacone ha mostrato la Napoli più autentica, quella popolare, che ha grande cuore; e gioia e speranza di vivere. Colpivano lo spettatore le immagini di un San Gennaro e di un vecchio, coperti da un velo bianco (un velo che “difende da tutto”, come ha affermato il fotografo Oreste Pipolo). Lo stesso velo bianco, purificante, avvolgeva poi due sposi ripresi nel verde dell’ “anteprima” e nella pre-cerimonia in cortile: prima sotto l’acqua scrosciante di Vietri, che offriva l’illusione delle cascate del Niagara; poitra i petali finti che rendevano l’immancabile kitsch di certi popolani. Il programma ha anche mostrato una ragazza-madre di Scampia (le cui sette figliole sguazzavano nell’acqua di una piscina artificiale, sui tetti delle “Vele”) dire fatalisticamente, col pensiero a Mergellina e Posillipo: “Noi qui dobbiamo stare”.
Di Scampia abbiamo visto molte immagini e molti personaggi: il venditore di ombrelli drogato; il trans non accettato dalla famiglia; il panettiere ambulante che dona il pane a chi non ha denaro; la donna di servizio che, col marito, ha adottato (nonostante la famiglia già numerosa) un bambino nigeriano forse “futuro Balotelli” di Napoli.
Molto presente, in parte del programma, è stato l’ex drogato ed ex–detenuto Gaetano Di Vaio, oggi produttore cinematografico e scrittore (sceneggiatore di un recente film di successo di Abel Ferrara), allontanatosi definitivamente, per propria volontà, dall’illegalità e dalla devianza.
Il bel programma di Iannacone ha fatto naturalmente pensare all’abusato e contrastante Miseria e nobiltà. Ma qui si è trattato di una miseria antica, forse eterna, che acquista nobiltà proprio mediante il senso della vita e la sua umanità.
( Facebook, 27 settembre 2014 )