Una recente mostra del Kunsthaus di Zurigo, ispirata ai dipinti del grande artista svizzero Arnold Böcklin e agli spunti che da essi derivarono al nostro Giorgio De Chirico e al tedesco Max Ernst (di cui la Ausstellung esponeva la più alta produzione metafisica e surrealista), ha ricordato ai critici la sublime ricchezza dello scambio fra più culture, la forza e la bellezza del confronto, la suggestione del diverso sviluppo originato da comuni tematiche. Lo scambio di culture è di per sé un “valore”, uno strumento dato all’uomo per crescere, per migliorare, oggi forse più di ieri.
Questo “nuovo” periodico, che in Svizzera riprende vita collegando fra loro tre realtà assai pregnanti dell’attuale scuola italiana (la civile Milano, incrocio sempre attivo di intercultura e speranze; l’amara, problematica Torre Annunziata, epicentro emblematico di un’area in cui lo Stato investe contro il degrado le sue forti risorse pedagogiche; l’italianità di Zurigo, figlia del sacrificio e del lavoro di generazioni sottratte da decenni a vaste aree dell’amata Nazione), è scambio di culture tra adolescenti. I ragazzi si esprimono, come il lettore potrà vedere, sull’arco dell’intero universo dei problemi che vivono: i luoghi e la natura, il dovere scolastico, l’uso del tempo libero, i sogni, le abitudini, il rapporto con gli altri (genitori, coetanei, educatori), le nostalgie, le mode, le inquietudini collegate all’età, le insicurezze, le correnti del gusto, i sentimenti.
Veicolo di tale intenso scambio è la lingua italiana. Una lingua mutuata da contesti diversi: i meandri proletari di uno dei dialetti campani (quello mobile e icastico dell’area vesuviana); la realtà germanofona che ha per centro Zurigo (dove i nostri emigrati parlano non la lingua standard, ma re-impasti espressivi, spesso interregionali, ricostruiti dai dialetti dei genitori); le famiglie borghesi (medie, piccole e medio-alte) della Milano italofona.
In questa nuova “Voce” c’è anche spazio per i ragazzi più piccoli: di Torre, di Milano, dei Corsi di Zurigo. é una “finestra” attenta ai venti di riforma, a una viva “paideia”, a una “continuità” più reale e proficua. La rinnovata «Voce» sarà palestra espressiva: “laboratorio” di una scuola a tre volti e dai confini ampi: strumento di lettura (didattica, “formativa”), per tutti e per ciascuno dei gemellati. Ma sarà anche omaggio: a una nuova “cura” dell’insegnare, in senso più europeo.
( La Voce della Scuola: Italia-Svizzera, dicembre 1997 )