Già dal titolo del suo ultimo libro (Di pece e amaranto, edizioni Oèdipus, Salerno–Milano, 2006) e dalla foto di copertina di cui è ella stessa autrice, Norma D’Alessio indica una corretta chiave di lettura delle centocinquanta poesie da lei scritte fra il 2001 e il 2006.
La metafora del nero e del rosso, mutuata dalla lirica “Strada”, connota infatti i grandi temi collegati al Dolore e all’Amore, prevalenti nella raccolta, e “a–maranto” (dal greco) esprime il sentimento “che non appassisce”. La foto di copertina raffigura invece tre tappeti di Marrakech, stesi in strada accanto a una giovane passante araba. Nei tappeti è leggibile il rosso– amaranto del titolo della raccolta, ma anche il “volo” classico della poesia richiamato dai tappeti volanti dei racconti delle Mille e una notte.
Il Dolore, scrive D’Alessio, è da “mandare giù / Ne puoi morire, ma / se non l’ingoi / ti roderà la gioia / la speranza la vita / Allora inghiottilo / Poi trasforma il tuo petto / in una macina / e spargi al vento / i petali del cuore”. Quando il Dolore le trattiene il singhiozzo, ella nota che “così bello sarebbe stato / vivere da farfalla, / volando ignara di fiore in fiore / Cuore e polmoni spalancati / in un’eterna estate”. Ed aggiunge: “Il cuore ha smesso follie / Le ali d’oro pendono / appese a una gruccia / Le scimitarre a un chiodo / Il cuore ha smesso follie / All’ombra dei cipressi / ora si avvia lento / coi suoi calzari di piombo”. Poi riscontra che “Ogni sorriso ogni bacio / ogni strillo di felicità / Migra insieme alle rondini, se ne va”.
Il sentimento che pervade la maggior parte delle poesie è però l’Amore. Amore per il genere umano: “Orsù scendete / Fiocchi di bene / […] Verità e magia / sulle miserie umane / Su questo mondo d’orrore”. Amore per il padre morto: “… resto zitta ad ascoltare / il ricordo di te / che come frullo di passero / viene a picchiarmi sul cuore”. Amore per il suo paese natale: “In un maggio fiorito, il tuo cuore franò / In una notte di morte, scesi giù con lui / Andare, fuggire, fuggire, andare, / ma passi che veloci vanno, lenti ritornano”. Amore per il marito: “Il giorno chiama / coi suoi tormenti / da dividere in due / […] Apri gli occhi e da’ a me / il primo sorriso / che me lo porto a spasso / lungo la salita”; “Passo la vita ad amarlo / Ed è così facile / che nemmeno mi accorgo”. Amore per le due figlie: “Piume di chioccia / Ho per sottrarti / Agli artigli dei falchi”; “Ossicino / Quando chiedi coccole ti chiamo così / Forte ti stringo ed è come contare / i grani di un rosario”. Ma, soprattutto, Amore per la Vita e la Natura: “Amo la pioggia perché scende così / e il fulmine / che non chiede permesso / Il mio gatto dal dorso di sfinge / La gioia che fa spallucce alla malinconia / […] Amo la brina che stende il suo velo / sul giardino dal niffo imbronciato / Amo / Amo la vita che pigola / dal suo nido di paglia / e suona dal suo trombone stonato / e fischia dalla sua bocca sdentata / e grida dal suo ventre malato”; “Mi mancano le rondini che / trafugano fili di paglia / I gigli che dicono / Tutto è vero / Il vento che ride nei capelli”; “Se ne stia in disparte / Chi non ha pazienza di vivere!”; “Toccami mondo / tirami dalla tua parte, Dai!”; “Però mi piace credere che più tardi / qualcosa accada perché / […] qualcosa ci sarà / di vero di grande di assoluto”; “Forse è felicità / questo sguardo d’attesa / al cielo di domani / Questo volo di rondini che vanno e vengono fiduciose”. Il volo delle rondini già rimanda al volo della poesia.
Ma D’Alessio sente il suo volo come limitato, fermato dalla “fatica del vivere”: “Ma la mia poesia non porta / così lontano / Appena dietro l’angolo, / mi annoda in gola / il suo foulard campagnolo / […] Non è coi versi / Non è fuori di me / che riuscirò a volare”. E invece sono proprio i suoi versi a offrirle il dono del volo. Un volo che ha sempre espressioni diverse, suggestive: “A più tardi /Vento che riposi nelle conchiglie / A più tardi / Ciliegio che salti le primavere”; “È cielo / questo azzurro mantello / che m’alita negli occhi / il sogno di un Paradiso”; “Questo viaggio nei perché dell’anima mai concluso”; “Aggràppati a un sogno, amore mio / Rubato al sole al cielo / Al brulichio del vento / A volo, prendine uno / Acciuffalo con le dita”; “Somara del carretto / Oca giuliva nello stagno dei sogni / Parascintille di scoppiettante / Camino familiare / Sole di mezzanotte / Luna di ferragosto / Cuore d’amianto / Tenero alveare”; “Un occhio chiuso e uno aperto / Vivo così”; “Ho sognato di essere uno zig zag / nella cupola di un arcobaleno / Colori entravano uscivano dai miei occhi / […] Al posto delle stelle, cuori come falò”; “Io volevo essere / un topo vagabondo / una mosca errante… / una mollica di luna!”; “Io desidero solo petali di carezze innocenti / Lenzuola di lino e culle di silenzio / dove sogni infantili riposare”; “L’attesa è quel momento / che riempi di pensieri […] / Occupa la prima seggiola del cuore / in cima a una torre / fatta di meraviglie”; “I versi dei poeti svegliano / al primo chiarore dell’alba / Lungo il giorno muovono / in groppa all’arcobaleno / Solcano oceani di meraviglie / Navigano pianeti di fantasie / Se sono tristi, raccolgono lagrime / nel petto della luna / Se felici, sorrisi / nella pancia delle lucciole”; “Di giorno […] / ho per maestro / un vecchio arcobaleno / […] e a fine lezione portiamo a casa / panieri di meraviglie”; “Poveri occhi / […] avete camminato lungo scogliere di sogni / inciampando ad ogni precipizio”; “Migrano i palpiti / Verso continenti lontani / Migrano là / Dov’è luce e calore”; “Forse davvero nulla resta / […] tranne / questi versi / che lenti camminano / nei vicoli delle tempie / quasi fossero un vento d’addio”.
Suggestive, icastiche, sono anche le belle immagini, assai eleganti, sparse come dei fiori nella poesia di D’Alessio: “A tua insaputa / il disamore / asciuga il mare / alle navi del sogno”; “Filare carezze di lana / per chi è aspro di cuore / cambierà?”; “Quale piede gigante / calpesterà il tuo piedino / di fata che danza sull’erba?”; “Faccio il bucato / ai miei cattivi pensieri”; “I cavalloni che stappano champagne”; “Questo rassicurante / passaggio di nuvole / che disegnano zampogne”; “Di sera non chiudo finestre, / ma porte del cuore / che domani al nuovo giorno / spalancherò”; “Prendo il silenzio e ci metto dentro / petali di amori delicati / Prendo lembi di cielo / e spazzo via la rabbia con la scopa / di nuvole in burrasca / Prendo la morte e la do in sposa alla vita”; “Notte di San Lorenzo / Ora il ricamo è finito / e il cielo può offrire / il suo merletto di nozze / agli sguardi degli innamorati”; “Andremo dove tutto è quiete / Dove solo al silenzio / è concesso parlare”.
Sembra di leggere García Lorca. O altri grandi lirici della moderna produzione romanza.
( Eventi, giugno 2006 )