Nicola Laudisio
Mi piace segnalare un piccolo volume non in commercio (“Una vita da segretario comunale” di Nicola Laudisio, ed. Buonaiuto, 2020) donato dall’autore agli amici e da lui definito “diario semiserio”.
Il libro è “la rappresentazione gioiosa, seppur parziale” del lavoro quarantennale di Laudisio, svolto dal 1975 al 2010 nei Comuni di Sarno, Pagani, Castellammare di Stabia, Cava dei Tirreni e San Gìuseppe Vesuviano (oltre che presso la Comunità Montana Vallo di Lauro e Baianese).
Nel volumetto il funzionario narra, con precisione e garbo, il suo “affascinante viaggio professionale nel tempo dei ricordi”. E vi rievoca le figure significative (di sindaci, assessori, dipendenti di Enti locali, magistrati, commissari) che ne hanno segnato la stimata carriera professionale.
Pregevoli risultano alcuni aneddoti, relativi ai numerosi e defatiganti Consigli comunali cui il funzionario partecipò. Riunioni caratterizzate per lo più da atmosfere “di forte tensione, di poca serenità, di intensa conflittualità”, legate quasi sempre a un mondo “politico” segnato da ipocrisie, falsità, doppiogiochismo (un mondo che Laudisio definisce “la giungla perigliosa”).
Il narratore ricorda, infine, con affetto tutti i collaboratori che lo accompagnarono negli anni del suo lavoro amministrativo (lavoro che lo indusse spesso a scontrarsi con “eletti” inadeguati e arroganti, riottosi all’osservanza delle leggi).
Nel recensire il libro, l’amico Antonio Gallo ha ricordato un “fenomeno” squallido verificatosi durante il segretariato di Laudisio al Comune di Sarno. Quello delle lettere anonime, una delle quali fu utilizzata per colpire e denigrare lui e la moglie, entrambi stimati docenti di lingua inglese.
Quel ricordo di “anonimi” rievocato da Gallo mi ha riportato alla mente un episodio analogo di inciviltà vigliacca che toccò anche me personalmente e che, in parte, coinvolse lo stesso segretario Laudisio (anche se nel libro questi non menziona quell’episodio).
Era l’anno 1984. C’erano state le elezioni amministrative ed io ero uno dei cinque consiglieri eletti per il PSI. La seduta del primo Consiglio comunale, quello di insediamento, venne rinviata anche se regolarmente fissata. E la sera del mancato insediamento il segretario Laudisio mi informò che, tramite telegramma (spedito da Cava dei Tirreni!), un anonimo firmatosi “Scarameo” contestava la mia elezione in Consiglio comunale.
La presunta ineleggibilità, egli mi spiegò, era da collegarsi al contenzioso che io e i miei germani avevamo aperto nei confronti del Comune di Sarno per una richiesta, avanzata da questo, relativa a un illegittimo tributo edilizio “retroattivo”.
Laudisio mi disse anche che quel telegramma “anonimo” era stato certamente inviato da qualche mio “amico”!
E mi suggerì con affetto di rinunciare al contenzioso con il Comune (cosa che feci immediatamente e a cui seguì, giorni dopo, la mia legittima proclamazione di componente del nuovo Consiglio comunale).
Ricordo chiaramente che, nella prima seduta del Consiglio, presi la parola dichiarando che lo squallido anonimo del telegramma, firmatosi Scarameo, aveva certamente commesso un involontario errore di scrittura: si era firmato “Scarameo”, invece di “Scarabeo”!
La sua bassezza morale lo accostava, infatti, non tanto a una sorta di maschera parafrasata dalla Commedia dell’Arte, quanto piuttosto allo scarabeo, l’animale abituato a rivoltolarsi e a sguazzare nei suoi stessi escrementi.
VINCENZO CUTOLO