Alla fine dell’estate abbiamo letto con qualche speranza il seguente comunicato del Sindacato Asset Scuola (assetscuola@libero.it):
< L’Educazione Civica ritorna come materia obbligatoria, sia per la Scuola primaria che per la Scuola Secondaria di primo e Secondo grado. La nuova materia prevede almeno 33 ore di studio dedicate ai profili sociali, giuridici, civici e ambientali della società >.
L’Associazione EducaCi avrebbe dovuto salutare con favore tale notizia, poiché tra i suoi obiettivi c’è ancora e soprattutto l’introduzione dell’Educazione civica nei programmi della scuola italiana.
Tuttavia la notizia di Asset Scuola ci ha lasciati con l’amaro in bocca.
Dopo la cancellazione della disciplina “Educazione civica”, effettuata dalla ministra Moratti, l’introduzione della “Educazione alla convivenza civile” (non configurata come materia autonoma, ma affidata a tutti gli insegnanti del Consiglio di classe) non aveva prodotto – come è noto – alcun risultato significativo.
Oggi un nuovo ministro introduce nei programmi la “nuova” disciplina “Educazione civica” (la legge istitutiva, pubblicata nell’agosto 2019, andrà in vigore dal settembre 2020), tuttavia non la configura come disciplina autonoma e curricolare.
Al fine di sviluppare negli alunni i” valori di Responsabilità, Legalità, Partecipazione e Solidarietà” il “nuovo” insegnamento prevede, infatti, la conoscenza della Costituzione e i molteplici contenuti non dissimili dai temi di “Cittadinanza e Costituzione” già inseriti nel recente Colloquio dell’Esame di Stato.
La predetta legge stabilisce anche che non saranno istituite nuove cattedre (l’insegnamento viene, infatti, definito ancora “trasversale”) e le scuole dovranno strutturare propri percorsi di non meno di 33 ore annuali nell’orario già definito.
Ogni Consiglio di classe deciderà, infine, su cosa lavorare e quali docenti impegnare.
Nella sostanza, come si può notare, l’innovazione esclude qualsiasi ipotesi di disciplina autonoma e curricolare; e continua a frantumare l’insegnamento dell’Educazione civica nel generale impegno degli insegnanti (i quali, peraltro, non avranno alcun riconoscimento economico per il lavoro aggiuntivo, considerato che la legge non prevede “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”).
Per noi dell’Associazione EducaCi , diciamolo con franchezza (e amarezza), la nuova legge non segna affatto dei passi avanti. Né per la scuola, né per la società.
(Facebook, ottobre 2019)