La Circolare Ministeriale n. 302 dell’ottobre 1993 invita ad “avviare un processo di sempre più diffusa educazione alla legalità” e a “creare, in tutti i cittadini, una forte cultura civile”. Essa ricorda le “generose azioni individuali, la frammentarietà delle ipotesi di lavoro occasionali e locali”, ma sottolinea l’urgenza di “cedere il passo a un impegno strutturale”.
E’ superfluo chiedersi da quali grandi motivazioni sociali il Ministero della Pubblica Istruzione sia stato indotto a sollecitare una cultura dei valori civili ispirata al diritto come “espressione del patto sociale”, alla “reciprocità fra soggetti dotati della stessa dignità”, alla consapevolezza che “condizioni quali libertà, solidarietà, sicurezza, non possono considerarsi come acquisite per sempre, ma vanno perseguite, volute e, una volta conquistate, protette”.
Iamo certamente in una fase analoga a quella che determinò l’introduzione dell’Educazione Civica nella scuola italiana, nella più generale “rivoluzione culturale” prodotta nel 1963 dalla nascita della scuola media unica obbligatoria. Allora si trattò di far acquisire a tutti gli adolescenti italiani (per la prima volta nella nostra storia) “comportamenti civilmente e socialmente responsabili”, la “presa di coscienza dei valori sui quali si fonda la Costituzione”, il “concreto esercizio di vita democratica”.
Oggi, dopo il gigantesco sviluppo dell’organizzazione del crimine, della cultura mafiosa e del purulento sistema di dissoluzione “politica” operata in danno dei valori dello Stato (addirittura da coloro cui consolidamento e difesa del “corretto svolgersi della vita sociale” erano stati fiduciosamente affidati), siamo alla fase di un rinnovato impegno civile: che vede necessariamente protagonista la scuola, “prima fondamentale Istituzione, dopo la famiglia”, con cui i giovani si confrontano.
La dimensione operativa, suggerita dalla Circolare Ministeriale, dà valore alle iniziative tese a contrastare la dispersione scolastica, ai progetti sperimentali, alle azioni di aggiornamento, alle intese-quadro, alle sperimentazioni curricolari.
Essa insiste, inoltre, sulla “promozione di rapporti fra istituzioni scolastiche, anche appartenenti a zone colpite in grado diverso da fenomeni di criminalità organizzata, per il tramite di gemellaggi, scambi epistolari, visite-scambio, proposte culturali”.
Le due scuole medie che danno vita a questa «Voce Nord-Sud», da Milano e da Torre Annunziata, sono già da due anni impegnate congiuntamente sul fronte che oggi il Ministero delinea. La grande attenzione, che stampa nazionale, Istituzioni e TV hanno rivolto al periodico e alla nostra proposta (nel numero del giugno scorso abbiamo riportato, fra gli altri, i ragionamenti ispirati dai nostri ragazzi a Barbiellini Amidei, Michele Prisco, Russo Iervolino, ai giornalisti di «La Repubblica», «Il Giornale di Napoli», «l’Unità», «Corriere della Sera», «Il Mattino», «Famiglia Cristiana», «Roma», «Oggi», «Noi», «Avvenire») ribadisce che la società nazionale – nella sua parte più sana – richiede alla scuola, “qui e ora”, una rinnovata azione di responsabile impegno, che faccia dell’educazione alla legalità il volano per la ricostruzione morale del nostro Stato.
( La Voce della Scuola: Nord-Sud, dicembre 1993 )