La scuola oggi
Aggiornamento sui “Corsi di lingua e cultura italiana”
Le docenti e i docenti elementari e medi, riunitisi a Zurigo questo dicembre per l’aggiornamento sui Corsi di lingua e cultura italiana, hanno potuto con chiarezza cogliere – mediante i relatori – ciò che attualmente nella nostra scuola si muove sia in Italia, sia in Svizzera tedesca. Le relazioni di Giuseppe Almoto, Elio Covi, Claudio Nodari, Antonie Hornung, Luisa Holzknecht e altri hanno illustrato in modo approfondito le prospettive dell’autonomia scolastica introdotta in Italia da una recente legge, i metodi del nuovo insegnamento delle lingue straniere, il valore fondante del bilinguismo, il contributo elvetico-italiano al complesso problema dell’integrazione, le linee pedagogiche dell’Unione Europea.
L’Ispettore ministeriale Almoto, alla pagina 6 di questo numero, ha rievocato con lirica memoria qualità, attualità e livello del nostro corso di aggiornamento, sottolineandone le problematiche interculturali e il riferimento all’integrazione col curricolo delle scuole elvetiche. A ben considerare, le riflessioni e il dibattito sui Corsi di Zurigo (ma anche di San Gallo e Lucerna, i cui docenti hanno offerto ai lavori proficui contributi, nati da scambi di esperienze mutuate coi colleghi più numerosi) toccano temi cruciali. Scuola interculturale e integrazione multietnica sono oggi i grandi temi della pedagogia.
Premono senza tregua, ai confini più deboli del Vecchio Continente, nuove masse di popoli, spinte da guerre, fame, genocidi. Ai popoli di vecchia emigrazione (italiani, jugoslavi, greci, iberici, turchi) oggi si aggiungono – nelle aree più opulente dell’Europa – fiumi di croati, serbi, tibetani, arabi, ucraini, curdi, persiani, finnici, aramaici, cinesi, macedoni, bosniaci, tamil, somali, coreani, brasiliani. La stessa Italia, terra di emigranti, oggi è l’approdo di masse disperate provenienti dall’Africa, dall’Asia, dal medio Oriente, dall’area sub-balcanica.
Tra i milioni di tali disperati molti sono i bambini, gli adolescenti, i giovani, che pongono “altri” approcci al crogiolo di lingue, all’incrocio di razze, a nuove Weltanschauungen. La scuola, più di ieri, dovrà tenere conto dei nuovi alunni e alunne, di altre lingue, di masse di discenti mai così problematici. L’Europa dell’Unione (oggi un’oasi di pace, da oltre mezzo secolo) dovrà impegnare tutta la sua storia – la sua “cultura” – per integrare, istruire, ri-formare.
Le nuove società – scrive un sociologo – si formano dopo lunghe, lunghissime catene di processi di comunicazione e scambio. Sedimentati, simili processi assumono il valore di condotte di vita, usi, costumi. Quando, con quali tempi, la nostra “vecchia” Europa avrà un suo melting-pot? Nessuno può saperlo.
Sappiamo solo che protagonista, nel processo avviato, sarà ancora la scuola, il suo “laboratorio”.
( La Voce della Scuola: Italia-Svizzera, dicembre 1998 )