Proposta di introduzione dell’EDUCAZIONE CIVILE
nei Programmi della Scuola Italiana.
L’Educazione Civile proposta come materia autonoma (oltre che trasversale e interdisciplinare) per l’intero percorso formativo, allo scopo di costruire la figura del buon cittadino attraverso un’educazione che si ispiri ai valori laici e ai principi della Costituzione, impartita per 2 ore consecutive settimanali da un insegnante con preparazione specifica, secondo una metodologia teorico-pratico/operativa, che consenta la crescita di comportamenti civili e responsabili e contribuisca all’integrazione e all’educazione democratica e pluralista anche degli alunni stranieri.
La associazione E d u c a C i, nata a Milano nel 2005 e formata da operatori della scuola e della società civile, propone di introdurre nei programmi scolastici ministeriali la disciplina Educazione Civile.
Tale disciplina si configura come materia autonoma (ma nel contempo anche trasversale e interdisciplinare) e destinata ad accompagnare l’intero percorso formativo degli alunni, dalla scuola materna fino alla conclusione degli studi negli Istituti Superiori.
Obiettivo della proposta è quello di costruire la figura del “buon cittadino”, il cui profilo ideale viene così descritto: E’ dotato di pensiero aperto, libero, autonomo. Conosce la Costituzione e i suoi principi ispiratori, l’organizzazione democratica dello Stato e la funzione delle varie Istituzioni. Comprende i meccanismi sempre più complessi che regolano la società. Nutre valori per i quali l’interesse collettivo merita attenzione quanto quello personale e privato, talvolta di più. Rispetta le leggi e le norme. Coltiva le virtù civiche: l’appartenenza, la solidarietà, l’impegno, lo spirito di servizio, il senso di responsabilità. Ha fiducia negli altri, li rispetta e rispetta la loro libertà, come rispetta i beni pubblici, che appartengono a tutti.
La proposta nasce:
1) dalla presa di coscienza della crisi morale ed etica, che sembra portare il nostro Paese verso un generale declino ed è causa di una disgregazione sociale che rischia di mettere in discussione la nostra stessa convivenza civile;
2) dalla convinzione che cittadini non si nasce, ma si diventa: non bastano, infatti, i diritti a farci cittadini, ma occorre un percorso educativo che parta dalla primissima infanzia e che continui per l’intero arco della formazione scolastica;
3) dalla considerazione che la democrazia è resa più forte e radicata, e quindi più partecipata, dalla consapevolezza dei cittadini di esserne i veri sovrani custodi, erigendo la cultura costituzionale a baluardo delle stesse conquiste democratiche contro populismo, qualunquismo e sonno delle coscienze;
4) dalla convinzione che una società sana si basa sulla capacità dei suoi membri di distinguere tra autorevolezza e autorità, apprezzando la prima e opponendosi all’esercizio arbitrario della seconda con adeguati contrappesi;
5) dall’esigenza di educare alla libertà, uguaglianza, democrazia e laicità anche i figli degli stranieri nati o immigrati in Italia, onde favorire, in una società sempre più multietnica, una convivenza tra le diversità tollerante e attiva nel perseguimento del bene comune;
6) dalla necessità di costruire il futuro cittadino dell’Europa e del mondo, capace di contribuire alla crescita di una società pronta a rispondere alle complesse sfide dell’età della globalizzazione;
7) dalla urgenza di promuovere la cultura della legalità in un Paese in larga parte inquinato dalla delinquenza organizzata e dalla corruzione; e nello stesso tempo di contrastare mentalità e comportamenti (diffusi a tutti i livelli e in tutti gli strati sociali) quali la “furbizia”, l’insofferenza per le regole, lo sgravio di responsabilità, la rissosità e la generale carenza di senso civico;
8) dai rischi connessi a una fruizione non formativa e spesso disinformativa della TV e degli altri mezzi di comunicazione di massa, i cui linguaggi vanno criticamente decodificati mediante adeguati strumenti che solo la Scuola può dare, educando ad essere cittadini e non sudditi della nuova società della comunicazione, e promovendo nel contempo la lettura del giornale come pratica quotidiana;
9) dall’intenzione di contribuire a costruire una identità e un senso di appartenenza alla comunità nazionale, fondati su un patrimonio di valori condivisi, nonché sull’orgoglio di essere gli eredi di una civiltà che ha prodotto uno straordinario patrimonio storico-artistico, degno di essere conosciuto, amato e rispettato;
10) dalla consapevolezza che uno sviluppo ecosostenibile è reso possibile da una educazione che favorisca l’uso attento delle risorse naturali, la tutela dell’ambiente, nonché il contributo di ciascuno ad una gestione razionale dei rifiuti e al contenimento dell’inquinamento; e della qualità della vita dipende in generale dal rispetto della natura e dell’ambiente in cui viviamo;
11) dalla necessità, infine, di offrire alle nuove generazioni il modello di un modo di vivere fondato non sul consumismo e sull’individualismo egoistico, ma sulla solidarietà e sul riconoscimento dell’altro come proprio simile, allo scopo di colmare il vuoto esistenziale avvertito da molti giovani.
L’opportunità di inserire l’Educazione Civile nei programmi scolastici deriva, inoltre, dalla verifica dei risultati insufficienti conseguiti finora dalla Scuola pubblica nella formazione dell’uomo e del cittadino, come è attestato da ricerche di autorevoli istituzioni[1].
Nel passato l’Educazione Civica, introdotta nella scuola media unica nel 1963, ebbe infatti scarso sviluppo, giacché era abbinata all’insegnamento della Storia, materia i cui programmi ne limitarono di fatto l’attuazione.
La recente riforma del ministro Moratti ha addirittura eliminato la disciplina “Educazione civica” dalla classe di concorso A/043 (una volta definita “Italiano, Storia, Educazione civica e Geografia” e oggi diventata “Italiano, Storia e Geografia”). Attualmente, nella nostra scuola, è presente l’Educazione alla Convivenza Civile configurata come un insieme di obiettivi generali trasversali a tutte le discipline curricolari e, pertanto, destinata a rimanere per lo più astratta e impraticabile, non trovando i necessari spazi specifici per la sua realizzazione.
L’Educazione Civica e l’Educazione alla Convivenza civile non corrispondono, inoltre, alla pienezza degli obiettivi formativi connessi alla Educazione Civile che E d u c a C i propone.
Il termine civico, infatti, significa semplicemente attinente al civis, con riferimento al rapporto del cittadino con le leggi dello Stato e con l’organizzazione politica e amministrativa della società: l’Educazione Civica sensibilizzava solo in direzione dei problemi connessi alle strutture sociali organizzate, sia a livello nazionale che internazionale, ed aveva lo scopo di rendere l’educando consapevole di quei problemi e della necessità di operare per risolverli nel migliore dei modi, con la partecipazione attiva e diretta.
L’Educazione alla Convivenza Civile della recente riforma è, dal canto suo, un insieme di obiettivi generali (che vanno dall’educazione alla cittadinanza, stradale, ambientale, a quella alimentare, alla salute e alla affettività) con cui si passa da una idea di educazione intesa come formazione del cittadino soggetto attivo nell’ambito della vita collettiva (politica, economica, sociale), a quella di una educazione in cui si privilegia la sfera individuale e interpersonale. Tali obiettivi, pur mirando “a rendere l’educando consapevole di essere titolare di diritti ma anche di essere soggetto a doveri per lo sviluppo qualitativo della convivenza civile”, non definiscono sufficientemente i fini etico-civili dell’educazione da impartire nella scuola pubblica.
L’Educazione Civile che EducaCi propone, invece, va non solo riferita al rapporto del civis con le leggi che regolano la società, ma anche e soprattutto al rapporto con la legge morale che è interna all’uomo, attinente essenzialmente ai valori laici e ai principi ispiratori della nostra Costituzione Repubblicana: rispetto della dignità della persona, libertà, giustizia, democrazia, uguaglianza, tolleranza, solidarietà, etc.. L’insieme delle educazioni che noi proponiamo (costituzionale, alla cittadinanza democratica e pluralista, alla non violenza e alla pace, alla legalità, alla identità storico-artistica, ambientale, televisiva e multimediale) risulta più adeguato alla complessità e alle urgenze educative del nostro tempo.
La nostra Educazione Civile si caratterizza in modo innovativo soprattutto per l’adozione di una metodologia di tipo teorico – pratico/operativo, la sola capace di incidere in modo proficuo e durevole nell’assunzione di comportamenti civili e responsabili propri di cittadini degni del nome. Infatti il passaggio dai contenuti ai comportamenti civilmente virtuosi può avvenire solo attraverso il collegamento tra insegnamento teorico e attività operative, che vedano gli allievi coinvolti in modo attivo e personale.
In virtú del numero sempre crescente di alunni provenienti da Paesi stranieri, l’introduzione dell’Educazione Civile nella scuola italiana costituisce un fondamentale contributo all’integrazione degli alunni stranieri, obiettivo irrinunciabile per il futuro della democrazia e della salvaguardia dei diritti civili.
Infine l’Educazione Civile, come materia autonoma, considerata la metodologia pratico-operativa che la caratterizza, richiede di essere impartita per almeno due ore consecutive settimanali e affidata a docenti forniti di preparazione specifica, secondo un piano di formazione universitaria che preveda una specializzazione ad hoc. Mentre come percorso formativo inter e trans disciplinare riguarda gli insegnanti di tutte le materie.
Pensiamo a docenti motivati: sia da una adeguata considerazione istituzionale del ruolo loro affidato, sia da una consequenziale e rinnovata stima sociale. Pensiamo soprattutto a nuovi professionisti tesi al recupero e al rinvigorimento dei valori fondanti del fare scuola: che sono quelli connessi alla consapevolezza dell’alto servizio civile loro assegnato come educatori delle nuove generazioni chiamate a contribuire alla rinascita e alla rifondazione della società italiana.
Valeria Pellecchia Pratelli
19 dicembre 2005