Sulla legge 107 del 2015, quella della “Buona Scuola”, il dibattito è stato assai vivace in questi ultimi anni. Secondo alcuni essa avrebbe conferito inopportuni poteri ai presidi trasformati in “sceriffi”, avrebbe “deportato” molti dei 100.000 docenti immessi in ruolo, avrebbe creato competizione conflittuale con l’introduzione della valutazione sul “merito”.
Qualche osservatore ha addirittura affermato che quella legge avrebbe fortemente incrinato il tradizionale legame tra operatori della scuola e PD.
Trovo interessante, su “Repubblica-Napoli” di oggi, la testimonianza della preside Giovanna Martano sulla legge della Buona Scuola, di cui ella sottolinea gli aspetti positivi ed innovativi.
La dirigente ricorda che quella legge ha stanziato 10 miliardi di Euro in più, rispetto al passato, per l’edilizia scolastica; e che, grazie ai fondi assegnati al suo istituto per il “Decoro – Scuole Belle”, ella ha potuto provvedere alla manutenzione degli impianti e a tutti i lavori ordinari e straordinari che il Comune (per mancanza di risorse) non aveva mai potuto eseguire. Ricorda inoltre che, grazie a quella legge, tutti i Comuni italiani hanno potuto presentare progetti per il miglioramento sismico delle scuole (cosa che non avveniva da oltre un decennio).
Sottolineato che la “Buona Scuola” ha immesso in ruolo oltre 100.000 docenti (a fronte dei dolorosi tagli del Governo Berlusconi-Gelmini), la preside giudica positiva anche l’introduzione del bonus da 500 Euro, dato a ciascun docente per l’aggiornamento e l’acquisto di libri e attrezzature indispensabili per la professione.
Infine cita il bonus per la “valorizzazione del merito” (un riconoscimento economico una tantum, attribuito dal dirigente ai docenti più meritevoli – per il loro lavoro aggiuntivo – in base a criteri stabiliti da un comitato di valutazione comprendente anche i genitori).
In questi anni le maggiori critiche e contestazioni alla Buona Scuola sono venute, oltre che dagli avversari politici del PD, soprattutto dai sindacati. E’ stata in particolare rifiutata la “valutazione del merito”, con la pretesa che gli operatori della scuola debbano continuare ad essere tutti “uguali”. Come se non sapessimo che, analogamente a quanto avviene in ogni ambiente di lavoro, anche nella scuola ci sono maggiore impegno e superficialità, professionalità alta e pigro lassismo, eccellenza ed incompetenza.
D’altra parte altrove, nel rimanente pubblico impiego, i dipendenti vengono tutti valutati dai dirigenti. Perché nella scuola ciò non dovrebbe avvenire?
( Facebook, 2016 )