Carabinieri, agenti di P. S., vigili urbani e funzionari della Pretura sono ormai posti drammaticamente di fronte alla più grossa questione sociale di questi ultimi anni sarnesi: gli abusi edilizi.
La città sta cambiando volto, soprattutto nelle periferie agricole, per l’apertura di oltre 700 cantieri abusivi. Si lavora anche di notte e di domenica, a cottimo, tenendo impegnate l’intera manodopera locale di carpenteria e buona parte di quella dei paesi limitrofi. I vani abusivi in costruzione sono circa 3.000 e per le strutture in cemento armato si praticano spesso prezzi doppi rispetto a quelli correnti. Si moltiplicano le liti tra i proprietari confinanti, con pregiudizio dell’ordine pubblico, ma soprattutto cresce la sfiducia nella possibilità di approntare un razionale Piano Regolatore e dare a Sarno un adeguato assetto urbanistico. Grosse preoccupazioni anche per i funzionari dell’Ufficio postale e delle due banche locali: negli ultimi mesi i risparmiatori hanno, infatti, prelevato ben otto miliardi dai loro depositi e lo spostamento dei capitali non sembra affatto esaurito.
Un terremoto, come si vede. Un terremoto che fa da péndant a un esito elettorale, quello dell’8 e 9 giugno, da cui risultano completamente sconvolti i dati di cinque anni fa. Ha vinto la DC, che al Comune è passata da 18 addirittura a 25 seggi (togliendo voti al PSDI, al MSI, al PCI e riassorbendo i Cattolici Democratici) e che alle regionali e alle provinciali ha recuperato i voti che nel 1975 andarono rispettivamente al PRI e al PCI.
Il Blocco moderato, di cui l’agrario Capua e i democristiani si sono per anni contesa la leadership, sembra quindi aver trovato una sua ricomposizione, affidandosi alla guida politica dello scudo crociato. È il primo dato di lettura dei risultati. Un altro è offerto dall’alta percentuale di astensioni e schede bianche o nulle e dalle oscillazioni di consistenti fasce di elettorato (che, se da una parte rivelano spinte individualistiche o campanilistiche, dall’altra testimoniano una grave carenza di vita politica). Buona parte del successo viene attribuita al mancato intervento repressivo nei confronti degli abusi edilizi e al clima di generale anarchia che ha caratterizzato Sarno soprattutto nella fase pre-elettorale. Può darsi che questo sia vero, ma io sottolineerei un altro aspetto della questione. Sarno non ha mai avuto un Piano Regolatore Generale e da decenni è risultato vano ogni tentativo di approntarne uno. Negli ultimi cinque anni l’impossibilità di vincere resistenze particolari, interessi e ricatti, è risultata una costante sia per il tentativo degli architetti Visconti e Falomo sia per quello del loro collega Beguinot.
Molti degli attuali 700 cantieri abusivi a me sembrano piuttosto il segno di una protesta: quella di moltissimi cittadini che, nel tempo, hanno visto sempre più allontanarsi la possibilità di farsi la casa e sempre più avvicinarsi le devastanti conseguenze dell’inflazione. La sempre-mancata adozione di un P. R. G. e la lentezza burocratica legata al parto delle concessioni edilizie hanno forse impedito al cittadino di riconoscere nell’Ente locale un adeguato momento di soluzione dei suoi problemi. Così, nella costante assenza di una forte e stabile maggioranza e nella rigida contrapposizione tra i due schieramenti che hanno caratterizzato le ultime stagioni amministrative, l’elettorato ha rafforzato solo la Democrazia Cristiana.
Leggerei il voto dell’8 e 9 giugno come una generale tendenza alla stabilità e alla governabilità, ma anche come un monito per i partiti della Sinistra (soprattutto per il PSI). Il PCI ha perso in voti e in percentuale e ha anche ridotto la sua rappresentanza al Comune (dei 6 eletti, 2 sono infatti gli indipendenti di Nuova Sinistra Unita, che molti elettori comunisti hanno votato forse per protesta verso una gestione sezionale che ha accumulato crisi su crisi: ultima nel tempo, l’esclusione del Segretario di Sezione dalla lista al Comune). Il PSI, invece, ha mantenuto le posizioni. Eppure questo partito, a livello sia nazionale che provinciale, è il vincitore eclatante delle elezioni (perfino nell’agro nocerino esso è cresciuto quasi dappertutto e cospicuamente: a Castel S. Giorgio, a Nocera, a Pagani, a Roccapiemonte, a Scafati, a Siano).
Viene spontaneo chiedersi come mai a Sarno il PSI sia costretto a segnare il passo. La Sezione e gli iscritti faranno certamente un’analisi approfondita del voto e delle cause dell’insuccesso, ma si può già dire che i socialisti sarnesi oggi sarebbero di gran lunga più forti se la Sezione, a partire dal ‘75, si fosse mantenuta più unita utilizzando appieno le sue potenzialità democratiche.
Dopo il voto, restano aperti i problemi della città, di ieri e di oggi: primi fra tutti l’assetto urbanistico, la scuola, la sanità, l’occupazione. C’è davvero tanto lavoro per tutti, maggioranza e opposizione. Il nostro augurio è che tutti se ne rendano conto.
(Corriere del Salernitano, giugno 1980)