I FATTI
Nel 1995 la “Cardarelli” di Milano aderì al gemellaggio con la “Parini” di Torre Annunziata e la “Campolodigiano-Ferraris” di Milano (che dal 1992 realizzavano insieme il periodico semestrale «La Voce della Scuola: Nord-Sud», da me fondato con alcuni docenti alla Ferraris nel 1989-90) e, guidata dal Preside Giovanni Ruberto, realizzò con le due scuole – oltre al giornale – anche importanti iniziative di teatro didattico presentate con successo a Milano, a Napoli e in altre città.
Nel 1997 io assunsi servizio a Zurigo e gemellai i nostri “Corsi di lingua e cultura italiana” alle altre scuole che da anni collaboravano alla realizzazione della «Voce».
La Campolodigiano-Ferraris uscì dal gemellaggio per motivi finanziari e il giornale fu regolarmente pubblicato (nel ’97-’98 e nel ’98-’99, con la nuova sub-testata “Italia-Svizzera”) da Cardarelli, Corsi e Parini.
A metà novembre 1999 abbiamo ricevuto dal nuovo Preside della “Cardarelli” (cui è, da due anni, aggregata la elementare “Massaua”) che il suo Collegio aveva deliberato la fine del gemellaggio. La tipografia aveva, però, già ricevuto da me la conferma d’ordine per la stampa. La “Parini” ha, quindi, protestato per i danni che la decisione intempestiva arrecava; io ho scritto ai docenti, al Preside e alla Presidente del Consiglio d’Istituto della “Cardarelli-Massaua” che c’era un problema di lucro cessato per la tipografia e un danno organizzativo per le comunità di Torre Annunziata e Zurigo; la docente Valeria Pratelli, infine, che fu tra i fondatori del giornale e vi è stata sempre impegnata per un intero decennio, ha pregato il suo Preside e la Presidente del Consiglio d’Istituto di non far scadere il rapporto con le due scuole amiche e ha proposto che il suo Istituto partecipasse al numero di dicembre e poi uscisse dal gemellaggio.
Tutto inutile: i responsabili dell’Istituto hanno ignorato gli appelli; non sono stati dati in lettura ai genitori gli scritti pervenuti, anche per loro, alla scuola; il Preside ha affermato che per l’indennizzo e gli eventuali danni avrebbe provveduto “personalmente”.
A metà dicembre occorreva consegnare materiali e articoli alla tipografia. Ho, in modo concitato e con due viaggi a Milano, invitato quattro scuole di quella città ad aiutarci a rispettare tempi di stampa e programmazione. Ma esse avevano da adottare le necessarie delibere, reperire i fondi, organizzarsi così all’improvviso…
La “Cardarelli” non offriva riscontri (malgrado una Rappresentante genitori, informata dell’unilaterale delibera del Collegio, già contestasse con le sue dimissioni dal Consiglio di classe il modus operandi del Preside). I tempi scorrevano con ritmi inesorabili. Il 17 dicembre ho dovuto scrivere alla tipografia che la pubblicazione veniva rinviata; ed essa ha quantificato l’indennizzo in un milione di lire. Invitato ad onorare gli impegni, il Preside della “Cardarelli” ha scritto alla “Parini” (su carta non intestata e senza il timbro dell’Istituto) che non esiste un “contratto” per la sua scuola e che, comunque, la sua personale Assicurazione avrebbe pagato il risarcimento a fronte di una “documentata entità” dello stesso.
Il Preside della “Parini” ed io abbiamo allora insieme, civilmente, scritto a quel Preside, invitandolo a sanare una penosa vicenda che non faceva onore alla scuola italiana. Egli non ha, però, mai dato alcun riscontro: né a noi, né alla tipografia.
Preso atto di un modus vivendi da cui sono lontano anni luce (e dopo che oltre trenta genitori della “Cardarelli”, i soli informati dei fatti, avevano presentato al Provveditore agli Studi di Milano un esposto contro la scuola frequentata dai loro figli, nel quale esprimevano motivate riserve sulle modalità con cui era stato posto termine all’iniziativa del giornale scolastico, da loro giudicato assai valido per gli alunni), ho scritto alla professoressa Pratelli – e, tramite lei, ai docenti e ai genitori della sua scuola – una lettera aperta in cui dichiaravo la mia delusione per lo spettacolo offerto dal suo Dirigente e dai suoi colleghi.
Nella lettera ringraziavo lei e i genitori, per la sensibilità e il senso morale dimostrati, e ricordavo “l’età verginale” degli alunni che avevano collaborato per quattro anni al giornale. Infine affermavo che avrei onorato io l’impegno assunto, anche per altri, con la tipografia.
Si è allora aperta, alla “Cardarelli”, una fase di sapore kafkiano, conclusa col deferimento della prof. Pratelli – da parte del suo Dirigente – al Provveditore agli studi per i seguenti reati: “atteggiamento arrogante e aggressivo nei confronti del Capo d’Istituto e dei colleghi” e “coinvolgimento inopportuno e poco corretto di genitori e alunni nella polemica e attacchi nei confronti della Presidente del Consiglio d’Istituto e di una rappresentante di un Consiglio di classe” (sic!).
Il Preside della “Parini” e io abbiamo presentato un esposto al Provveditore di Milano contro il Dirigente della “Cardarelli–Massaua” ed espresso solidarietà alla docente Pratelli.
Il Dirigente e oltre settanta docenti di quell’Istituto hanno, a loro volta, presentato un esposto contro di me al mio Provveditore, Console Generale Gianfranco Giorgolo, accusandomi di averli offesi e addirittura “diffamati” (sic!).
All’esposto il mio Console-Provveditore ha già dato riscontro, scrivendo di non aver ravvisato nei miei scritti alcunché di offensivo o lesivo verso chicchessia e sottolineando che i danni prodotti ai “Corsi” e alla “Parini” si sarebbero potuti evitare se la “Cardarelli-Massaua” avesse adottato, a immediato inizio di anno scolastico, la delibera di disimpegno (egli ha anche fatto osservare che i genitori, nelle istituzioni scolastiche, vanno “correttamente e tempestivamente chiamati a esercitare il ruolo di partecipazione loro attribuito dalle leggi” e che la Presidente del consiglio d’istituto milanese non ha mai dato riscontro a una lettera da me inviatale il 25 novembre).
A oggi, il Provveditore di Milano non ha ancora dato riscontro né agli esposti inviatigli dai genitori della “Cardarelli”, dal Preside Aquino e da me, né alle controdeduzioni della docente Pratelli alla contestazione di addebiti.
LA DUBBIA LEGITTIMITA’
1) Il Collegio docenti della “Cardarelli-Massaua”, che deliberò la fine del gemellaggio, fu convocato con all’o.d.g. solo la “indicazione delle priorità per l’attribuzione del Fondo di istituto”. Personalmente ritengo che si possa legittimamente deliberare, su argomenti rilevanti e importanti, solo se li si è messi preventivamente all’o.d.g. . Nelle “Varie”, certo, si può far entrare di tutto (come risulta anche da certa prassi corrente), ma appare poco convincente giustificare – per il Collegio in questione – una “legittima” discussione su un tema quale quello del giornale in gemellaggio, cui la “Cardarelli” era legata da quattro anni.
A introdurre il tema – che non era pertinente all’o.d.g., in quanto i docenti della redazione non avevano mai beneficiato del Fondo di incentivazione – fu il Preside, il quale esordì osservando che gli risultava “approvata” e mai successivamente smentita la partecipazione dell’Istituto alla stesura del giornale e che era quindi “opportuno un pronunciamento del Collegio”. Non risulta che quel Preside abbia riferito al Collegio – come, invece, avrebbe dovuto – che io avevo già fatto pervenire, a lui e al collega Aquino della “Parini”, la comunicazione che la tipografia confermava i costi dell’anno precedente e che io, pertanto, avevo già conferito a essa l’ordine di stampa per il numero di fine dicembre.
Egli, invece, comunicò al Collegio che i due numeri dell’anno 1999-2000 sarebbero costati complessivamente 4 milioni (mentre il reale costo era di lire 2.616.640, come egli sapeva bene, anche per aver pagato tale cifra l’anno prima). Chiamato a votare sulla continuità o meno dell’iniziativa giornalistica in gemellaggio, il Collegio si espresse così: 13 favorevoli, 20 contrari, 40 astenuti.
Domando: Può giudicarsi legittima una delibera scaturita, tra l’altro, da informazioni lacunose e imprecise?
2) Nei giorni successivi alla delibera del Collegio, il Preside e la Presidente del Consiglio d’Istituto furono pregati dalla docente Pratelli di non creare danni alle comunità scolastiche di Torre Annunziata e Zurigo e di rinviare l’esecutività della delibera al gennaio 2000, collaborando alla pubblicazione del numero di dicembre. Tale soluzione – sosteneva la docente – poteva essere una civile risposta alle proteste legittime pervenute dai Presidi Aquino e Cutolo (i quali chiedevano di chiamare i genitori della scuola a esprimersi sulla delibera del Collegio). Nel merito, gli atteggiamenti di chiusura del Preside e della Presidente del Consiglio d’istituto mi appaiono di dubbia legittimità.
La Presidente, inoltre, non ha dato mai riscontro né a una mia lettera, personalmente inviatale tramite la sua scuola, né agli scritti di altri mittenti, che le chiedevano un opportuno intervento.
La circostanza si può spiegare in due modi: a) o le lettere, inviatele prevalentemente attraverso l’Istituzione scuola, non le sono state recapitate (e, in tal caso, il Preside della “Cardarelli” avrebbe commesso un’omissione); b) o la signora non rispetta le regole della buona educazione (le quali, nel privato, possono anche essere impunemente ignorate, ma nel pubblico – soprattutto quando si ricopre una carica – sono oggettivamente vincolanti per tutti);
3) Quando gli si è fatto notare che esisteva il problema del danno economico alla tipografia, il Preside della “Cardarelli” ha dichiarato che vi avrebbe fatto fronte personalmente, con “quattrini” propri. (Tale impegno, palesato in diverse occasioni, non è stato poi per nulla onorato, giacché quel Dirigente si è appellato a un “contratto commerciale” di cui conosceva – presumo – l’inesistenza).
Credo sia di dubbia legittimità la dichiarazione di disponibilità di un Preside a indennizzare il danno prodotto non da lui, ma da un Organo collegiale scolastico. Una siffatta dichiarazione di disponibilità/impegno avrebbe avuto (o avrebbe) un senso, anche logico, solo se il Dirigente avesse personalmente – e da solo – provocato o arrecato il danno. Giacché il danno in questione lo ha prodotto il Collegio docenti – almeno così pare – sarebbe dovuta essere la scuola (Istituzione pubblica e soggetto giuridico) a porvi rimedio, tramite le competenze attribuite al Consiglio d’Istituto dalle norme vigenti;
4) é di dubbia legittimità anche il non aver chiamato subito la Componente Genitori a esercitare il diritto di partecipazione alle scelte dell’istituto. Infatti il Testo Unico della P. I., all’art. 10, attribuisce ai genitori degli Organi collegiali la competenza circa la programmazione educativa e l’attuazione delle attività parascolastiche, interscolastiche, extrascolastiche, nonché il potere deliberativo circa la “partecipazione dell’istituto ad attività culturali di particolare interesse educativo” e la “promozione di contatti con altre scuole o istituti, al fine di realizzare scambi di informazioni e di esperienze e di intraprendere eventuali iniziative di collaborazione”.
EPILOGO
La maggior parte dei docenti della “Cardarelli-Massaua” oggi fa quadrato intorno al suo Dirigente scolastico, dopo aver individuato nella docente Pratelli il capro espiatorio da sacrificare. Contro quella loro collega – che per quattro interi anni ha lavorato al rafforzamento dell’immagine e dell’offerta formativa della “Cardarelli” attraverso le iniziative del giornale e del teatro didattico – essi hanno sottoscritto la grave accusa di “atteggiamento offensivo, manipolatorio, intimidatorio” (sic!) e hanno richiesto “interventi immediati”.
Ha osservato un acuto studioso che il far parte del gruppo, della massa omogenea, dona all’uomo un tepore pre-natale (da ventre materno), sicurezza, fuga dai problemi e dal male di vivere. Per entrare nel gruppo – egli aggiunge – spesso l’uomo è disposto anche a forti rinunce, a scelte che da solo forse non farebbe.
Chissà che quel bravo sociologo non ci aiuti a capire anche ciò che è avvenuto ai docenti della “Cardarelli-Massaua”. In due documenti, uno del 26 novembre 1999 e uno del 14 febbraio di quest’anno, il “gruppo” (oltre 70 docenti, in buona parte laureati) ha, infatti, sottoscritto due gravi errori di concordanza:
“L’ammontare della cifra sostenuta per il giornale è stata comunicata in modo errato…” (dove il verbo comunicare ha la concordanza al femminile riferita al maschile l’ammontare); e “… che la libera decisione del Collegio dei docenti di non aderire più all’iniziativa del giornale in gemellaggio venisse interpretato…” (dove al soggetto femminile di una proposizione oggettiva corrisponde un congiuntivo trapassato concordato al maschile).
Che cosa rende ciechi: lo “spirito gregario” di cui parlano Köstler e Levi Montalcini?
LAST, BUT NOT LEAST
Pare che un’insegnante della “Cardarelli-Massaua” abbia chiesto ai docenti della “Mauri” di Milano, i nostri nuovi amici di gemellaggio, “solidarietà” (sic!) per la sua scuola.
C’è da rabbrividire. Solidarietà per che cosa? E a quale scopo? Ma un fine lo intravedo: convincere, forse, la scuola media “Mauri” a uscire anch’essa dal gemellaggio, per dimostrare che questa nostra «Voce» – nata a Milano e qui consolidatasi, lungo un intero decennio e alla quale la “Mauri” sta donando, oggi, un contributo di avanzata cultura – sia “non più rispondente alle linee didattiche che la scuola si è data”, come recita la motivazione di disimpegno del Dirigente degli educatori di via Strozzi.
Domando: Esiste ancora, nelle grandi metropoli, il pudore?
O, come la primavera di un’amara poesia di Brecht, c’era una volta?
( La Voce della Scuola: Italia-Svizzera, maggio 2000 )
NOTA – Nell’anno 2001 l’Ufficio Scolastico Provinciale di Milano emise un provvedimento liberatorio in favore della prof. Pratelli, rendendole giustizia sia morale che umana della “violenza segreta” subita.