Incontro sulla Costituzione alla Tiepolo
( Scuola Media G.B.Tiepolo, 17 ottobre 2006 )
( Scuola Media G.B.Tiepolo, 17 ottobre 2006 )
L’avvenimento.
In data 17 ottobre 2006, presso l’Aula Magna della Scuola Media Statale G.B. Tiepolo di Milano, l’associazione EducaCi ha organizzato un incontro sulla Costituzione al quale parteciparono, in due sessioni successive, tutte le classi dell’Istituto.
A ciascun allievo è stata consegnata, in forma ufficiale, una copia della Costituzione, e all’evento sono state invitate numerose figure del mondo intellettuale e istituzionale della città affinché esprimessero riflessioni e ricordi legati alla Costituzione, ai suoi principii, alle battaglie culturali necessarie per preservare lo spirito dei Padri Costituenti.
Tutt’altro che formale e cattedratico, l’incontro è stato vissuto dagli allievi, particolarmente attenti e interessati, come una occasione di confronto sui più diversi aspetti della libertà e della convivenza civile, di cui serbare un grato ricordo.
Un momento al tempo stesso di riflessione e serenità, un abbraccio fra generazioni, talvolta anche distanti, ma reciprocamente rispettose.
Di seguito si riportano gli interventi dei relatori:
Vincenzo Cutolo Valeria Pellecchia Pratelli Alberto Ferrari Roberto Denti Simona Peverelli Giovanni Bombelli Caterina Interlandi Rinaldo Gianola Roberto Piumini
Simona Peverelli, Valeria Pellecchia Pratelli, Vincenzo Cutolo
(dirigente scolastico Tiepolo)
Questa è una giornata importante per tutti noi: per voi alunni della Tiepolo, per me come dirigente, per tutti gli insegnanti e il personale che lavora qui nella nostra scuola, ma anche per i nostri gentili, illustri ospiti che ci onorano con la loro presenza.
Perché questa giornata è importante per tutti quanti noi? Che cosa lega tutti noi, qui, oggi? Ci lega la Costituzione della Repubblica italiana, la legge fondamentale del nostro Stato, che è stampata in questo volumetto che vi sarà dato dai vostri insegnanti.
Sul pianoforte ci sono le buste per tutte le classi, i vostri insegnanti ritireranno la busta alla fine dell’incontro e in classe poi vi daranno una copia della Costituzione. In questa copia, nella prima pagina, c’è uno spazio per scrivere cognome e nome di ciascuno di voi. Questo testo, secondo gli intendimenti della Tiepolo e dei suoi organi dirigenti che hanno deliberato questa iniziativa, vi dovrà accompagnare per tutto il triennio (mi riferisco soprattutto ai ragazzi di prima, che cominciano quest’anno a studiare l’Educazione Civile). L’Educazione Civile è una disciplina che abbiamo sperimentalmente introdotto nei programmi della nostra scuola. Anche i ragazzi di seconda e terza media avranno una copia della Costituzione e impareranno anche loro, con l’aiuto degli insegnanti di Lettere, ad avere un approccio il più possibile concreto con la nostra legge fondamentale.
Ho detto prima che questa Carta fondamentale della nostra Repubblica ci lega tutti. Infatti tutti facciamo riferimento ad essa come cittadini dello Stato: non solo noi italiani, ma anche i ragazzi nuovi che arrivano nel nostro Paese da Paesi lontani, i figli della immigrazione che saranno i futuri italiani. Avremo tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri: diritti e doveri che troviamo qui, nella Carta fondamentale del nostro Stato repubblicano.
Questa è una giornata importante soprattutto per la nostra scuola Tiepolo. Perché abbiamo con noi degli illustri ospiti che rappresentano vari e importanti settori della nostra comunità nazionale: le associazioni, la magistratura, l’informazione, gli Enti locali, l’arte. Noi abbiamo qui con noi personalità che, con molta simpatia ed amicizia, hanno aderito al nostro invito e sono venuti a incontrarvi e a parlarvi, cari ragazzi.
Ve li voglio presentare uno per uno..
Alla mia destra c’è la prof. Valeria Pellecchia Pratelli, fondatrice dell’associazione EducaCi di Milano, un’associazione nata circa un anno fa e che ha proposto e continua a proporre a livello nazionale la introduzione nei programmi della scuola italiana della disciplina autonoma “Educazione Civile”. La Tiepolo ha accolto la proposta e comincia da quest’anno come scuola pilota (oggi iniziamo ufficialmente la sperimentazione con l’Educazione costituzionale).
L’associazione EducaCi vede tra i suoi soci anche la presenza di alcuni di noi della Tiepolo: io ed alcuni insegnanti ci siamo iscritti ad essa perché ne abbiamo condiviso e ne condividiamo le grandi finalità educative e formative, soprattutto per le nuove generazioni. La scuola, sapete, è la speranza della società, è il luogo dove si impara ad essere cittadini recuperando la memoria storica e anche l’eredità culturale e civile delle generazioni passate.
Tra i soci onorari dell’associazione EducaCi ci sono anche il prof. Raffaele Simone (che insegna Linguistica all’Università di Roma e che è attualmente a Parigi: ecco perché non è qui con noi, oggi, e vi saluta da lontano con grande affetto) e le due personalità alla mia sinistra: il dott. Roberto Denti e il poeta Roberto Piumini.
Roberto Denti fu uno degli elettori dei Padri fondatori della nostra Repubblica. Votò, infatti, per l’Assemblea Costituente e partecipò, come giovane italiano impegnato per i valori della libertà e della giustizia, alla Resistenza (movimento che aiutò l’Italia a venire fuori dalla guerra e dal fascismo e ad usufruire di leggi che ci hanno poi resi tutti liberi e uguali).
Molti di voi conoscono il dott. Denti perché lo vedono sempre impegnato nella più famosa libreria di Milano, che è la Libreria dei Ragazzi di via Tadino. Tuttavia Roberto Denti non è soltanto un grande operatore culturale che tanto ha fatto e continua a fare per la scuola italiana, ma è anche un famoso scrittore. Io ho letto con grande attenzione e commozione un suo bellissimo libro intitolato “Incendio a Cervara”, che colpì anche uno dei massimi scrittori del Novecento, Pier Paolo Pasolini, il quale su questo libro scrisse pagine molto profonde.
Il poeta Roberto Piumini lo conoscete tutti. Egli è uno dei nostri maggiori scrittori, tradotto in tutto il mondo, e le sue opere di teatro didattico vengono rappresentate sia in Italia che all’estero. Quando ero dirigente scolastico a Zurigo, ho assistito (a Lucerna) a una bella rappresentazione ispirata a un suo testo e mi sono poi personalmente commosso leggendo il suo bellissimo romanzo “Lo stralisco”.
L’anno scorso la Tiepolo ho avuto due occasioni culturali legate a Roberto Piumini: un bell’incontro da lui tenuto con la classe II C e l’allestimento di uno spettacolo (allestito dagli alunni di quella classe con la collaborazione della docente Paolucci e dell’attrice Airoldi) ispirato al suo romanzo “Renzo e Lucia da giovani”.
Oltre ai rappresentanti di EducaCi, abbiamo con noi anche altri illustri ospiti: il dott. Alberto Ferrari, la dott.ssa Simona Peverelli, il prof. Giovanni Bombelli, il magistrato Caterina Interlandi, il giornalista Rinaldo Gianola.
Il dott. Alberto Ferrari è qui in rappresentanza del Comune di Milano e dell’Assessore alla Educazione Moioli. Desidero ringraziare particolarmente il dott. Ferrari per tutto quello che ha fatto per la nostra scuola. Il dott. Ferrari ha frequentato la Tiepolo quando aveva la vostra età, cari ragazzi, e ne è uscito con voti molto alti, avendo poi una carriera scolastica e professionale molto brillane, tant’è che oggi egli è uno dei massimi dirigenti del Comune di Milano. Tutti gli interventi ottenuti dalla nostra scuola ha ottenuto in questi ultimi tre anni (da quando ci sono io) li dobbiamo a lui e ai suoi collaboratori, tra i quali saluto la dott.ssa Sassoni presente in sala.
La dottoressa Simona Peverelli rappresenta “Libertà e Giustizia”, un’associazione che tra i suoi soci più importanti vede la presenza dello scrittore Umberto Eco e di altri intellettuali italiani e che è guidata dalla giornalista Sandra Bonsanti. Libertà e Giustizia ha recentemente proposto (e la proposta, pensate, è già al vaglio delle commissioni parlamentari e del nuovo Ministro della Pubblica Istruzione) di introdurre nei programmi della scuola italiana lo studio della Costituzione della nostra Repubblica. Vedete, la proposta di Libertà e Giustizia è adesso al vaglio degli organi che dovranno poi decidere, ma la nostra scuola media Tiepolo siamo è già partita con la sua sperimentazione dell’educazione Civile. Ecco, quindi, perché abbiamo avuto il piacere e l’onore di invitare Libertà e Giustizia, che ringraziamo per aver accettato l’invito Con molta simpatia la dottoressa Simona Peverelli è venuta alla Tiepolo. E’ la prova che la nostra iniziativa pilota trova una sponda, una corrispondenza con la grande iniziativa che Libertà e Giustizia sta portando avanti a livello nazionale.
Il prof. Giovanni Bombelli insegna all’Università Cattolica Filosofia del Diritto, cioè l’approfondimento dei valori delle leggi a livello di grande scienza, di filosofia. Egli darà il suo contributo in rappresentanza delle istituzioni culturali italiane e come addetto ai lavori, nell’approfondimento culturale e scientifico della nostra legge fondamentale.
La dott.ssa Caterina Interlandi è un magistrato. La Magistratura è uno dei pilastri fondamentali della nostra Repubblica. Come il Parlamento, come il Governo, come il Presidente della Repubblica, la Magistratura rappresenta uno dei grandi momenti di equilibrio fra i poteri dello Stato (equilibrio garantito proprio dalla Costituzione, soprattutto mediante l’indipendenza della Magistratura).
Il Parlamento promulga le leggi; il Governo le fa applicare, la Magistratura punisce coloro che non le rispettano. La Magistratura, oggi rappresentata dalla nostra illustre ospite, è uno degli organi dello Stato maggiormente impegnati a garantire il rispetto delle leggi e la nostra convivenza civile.
Il dott. Rinaldo Gianola è qui in rappresentanza del mondo dell’informazione. Egli è vicedirettore di un importante quotidiano nazionale ed è autore di molti libri legati all’attualità politica ed economica. Lo avete certamente visto alla televisione, qualche volta. Qualche settimana fa era tra gli ospiti del programma “L’infedele” di Gad Lerner.
Ringrazio di cuore sia lui che gli altri ospiti per la loro presenza e li prego tutti di portarvi il loro affettuoso saluto per questa nostra bella cerimonia di consegna della Costituzione.
(Associazione EducaCi)
Qualcuno ha detto che leggere la Costituzione fa bene, rende forti. Alberto Bertuzzi nel suo libro “La Costituzione comoda” scrive: “Leggerla è come leggere un libro che insegna un’arte marziale, perché dà una carica di dignità civica e di coraggio incredibili”.
Presto vi verrà consegnato un piccolo libro che purtroppo si conosce poco o non si conosce affatto. Eppure ci sono Paesi dove le Costituzioni si imparano a memoria.
Da noi la Costituzione è una specie di oggetto misterioso. Anche se è la legge fondamentale dello Stato, la legge che regola la nostra convivenza civile.
Essa è il patto che ci lega e che ci tiene uniti, la nostra carta d’identità. Ognuno, leggendola, può farsi un’idea dell’Italia, di come funziona o dovrebbe funzionare, dei valori cui si ispira, delle regole e della forma di governo che si è data.
Oscar Luigi Scalfaro, che oltre ad essere stato Presidente della Repubblica è stato uno dei padri costituenti, cioè uno dei 556 membri della Assemblea Costituente che 60 anni fa scrissero la Costituzione, ci ricorda che qui, in questo piccolo libro, “ci sono le regole perché un popolo possa convivere nella pace e nella serenità. Ci sono le regole per vivere liberi, lavorando e lottando per la giustizia, secondo un sistema di democrazia.” E vi raccomanda: “Studiatela, amatela, difendetela”.
Perché studiarla, mi chiederete? Ma perché qui troviamo quel rispetto della dignità della persona, che ci insegna a rispettare e a pretendere di essere rispettati. Perché qui troviamo quell’affermazione di tutti i nostri diritti, che ci libera dall’umiliazione di chiederli come favori. Perché qui troviamo quel principio di uguaglianza che ci toglie il pregiudizio di sentirci inferiori o superiori.
Infine perché qui ci sono anche i nostri doveri.
La solidarietà, che è uno dei valori fondanti della nostra Costituzione, nell’articolo 2 è considerata “un dovere inderogabile”.
(Qui permettetemi di aprire una breve parentesi per dirvi che la nostra è una delle Costituzioni più moderne ed avanzate, ma che è proprio questo principio della solidarietà che la distingue e la pone al primo posto tra tutte le Carte costituzionali degli altri Paesi europei e non. Tale principio è presente, ma accennato solo in modo marginale, nelle Costituzioni della Germania, Spagna, Portogallo, Finlandia. La Francia lo prevede solo contro le calamità naturali. E’ assente in altre importanti e rinomate, come in quella degli Stati Uniti d’America).
Il dovere della solidarietà è inderogabile, perché è un vero e proprio dovere civile, che trova la sua origine nell’essere cittadini e che pone le basi dell’eguaglianza, per il bene comune. E’ un dovere dello Stato per colmare le situazioni di ingiustizia e tenere, così, insieme la società.
Si deve quindi fare il possibile perché non prevalgano gli egoismi individuali, ma si affermi la solidarietà fra gruppi sociali, svalutando il mito dell’individuo furbo, spregiudicato, che non si dà pena di rispettare le regole, pur di perseguire il proprio interesse personale, anche a scapito di quello collettivo.
Dobbiamo mostrarci meritevoli dell’alto dono ereditato da chi non ha esitato a sacrificare la propria vita per una Italia libera e più giusta.
Vorrei, ragazzi, farvi capire quanto sia importante mantener viva la ispirazione originaria della Costituzione, quanto sia indispensabile che ogni cittadino ne diventi, secondo l’auspicio di Umberto Terracini, che fu presidente dell’Assemblea Costituente, “custode severo e disciplinato realizzatore”. E questo sarà compito soprattutto vostro, ragazzi, che avete davanti più futuro di noi: ora cittadini junior, domani cittadini che godranno la pienezza dei propri diritti.
Ma perché questo si avveri occorre educare a una società di cittadini. Noi della associazione EducaCi abbiamo un motto: “Cittadini non si nasce, si diventa“, si diventa attraverso un lungo percorso di formazione.
C’è invece chi pensa che si è cittadini da subito, da quando si nasce e che la cittadinanza non si studia, la si esercita.
E’ vero che ciascuno di noi già dalla nascita è titolare di diritti universalmente riconosciuti, ma è anche vero che la sola titolarità non è sufficiente, occorre saperli riconoscerli questi diritti, maturarne la consapevolezza. E la consapevolezza non è frutto di natura, ma di cultura.
Ma poi non bastano solo i diritti a farci cittadini, occorrono anche i doveri. La responsabilità sociale non è innata, ma anch’essa frutto di un percorso di conoscenza e di riflessione che porta a una progressiva maturazione personale.
Tutti hanno il carico di questa responsabilità, anche coloro che, tra voi, provengono da Paesi stranieri e che diventeranno cittadini del nostro Paese, condividendo con noi i valori del vivere assieme, identificandosi nella nostra legge fondamentale e nelle nostre Istituzioni. Anche voi, cari ragazzi, come i vostri compagni, crescendo imparerete a conoscere sempre meglio l’Italia in tutti i suoi aspetti, anche in quelli negativi. La conoscerete come è. Ma saprete anche che c’è una legge, che è al di sopra di tutte le altre e a cui tutte le altre devono ubbidire, che ci indica come essa dovrebbe essere.
Anche a voi, quindi , il compito di “disciplinati realizzatori” della nostra Costituzione, per rendere, col vostro contributo, la società migliore.
Agli insegnanti della Tiepolo la mia stima e riconoscenza, per aver introdotto nella loro scuola, così ricca di tradizioni e di ideali formativi, l’Educazione civile.
Per voi, ragazzi, possa essere questa una giornata da non dimenticare.
(Comune di Milano)
Porto via pochissimo tempo, perché ritengo sia molto importante quello che succede qui alla Tiepolo questa mattina.
Voglio dirvi due cose molto semplici perché in genere, quando ci sono questi incontri, si percepisce sempre un po’ di noia, perché ci sono i discorsi. Invece io discorsi ne faccio pochi.
Vi porto comunque ufficialmente i saluti del Sindaco e dell’Assessore Moioli, che è il nuovo Assessore alla Scuola e sono certo di interpretare anche il suo pensiero dicendovi poche cose chiare, che spero vi accompagnino in questo percorso, tenendo presente che quando parlate del Comune parlate soprattutto di una sorta di famiglia allargata: cioè il Comune è il riferimento istituzionale più vicino ai cittadini e quindi anche a voi. E quindi è in questo senso che dovete interpretarlo, leggendo poi anche quello che c’è scritto nella Costituzione, ed è il momento più vicino nel rappresentare i vostri interessi.
Quindi nello studio della Educazione Civile scoprirete che il complesso di diritti e doveri, e anche di opportunità che la Costityuzione ha voluto dare ai cittadini italiani quando è stata formata e anche quando poi si è espressa nel corso dei decenni, vi darà anche la percezione che appunto c’è sempre questo accompagnamento. Diritti e doveri che riguardano noi, questa è la cosa più difficile, ve lo dico per esperienza personale: che è anche quello di guardare se quello che sta al nostro fianco rispetta i diritti e i doveri.
Quindi non è soltanto un problema di coscienza personale, ma di quello che siete insieme agli altri. Ecco, questo è molto importante, di considerarvi famiglia, comunità, comune. Quindi questa è una sottolineatura molto importante perché in questi anni uno degli sforzi che il Comune dovrà fare sarà di investire nel continuare a far percepire questo insieme di persone che vivono in questo territorio, come un momento di comunità, per stare insieme meglio.
E in questo penso che la scuola sia importante come strumento. La scuola, al di là di quello che ha detto il vostro preside, è sempre stata al centro della mia attenzione, ma vi posso assicurare che anche nella prospettiva della nuova Amministrazione comunale la scuola sarà uno strumento da utilizzare a fondo. Quindi è importantissimo che la scuola Tiepolo dia un esempio anche ideale, che possa allargarsi anche alle altre scuole. Noi faremo tutto il possibile per comunicare, per rendere partecipi anche le altre scuole di Milano, che la Tiepolo ha preso questa iniziativa, perché molto spesso questa attenzione nei confronti della Costituzione (che non è soltanto un elenco di diritti e doveri, ma un importante strumento per cominciare a diventare cittadini del mondo) è un po’ trascurata. E noi siamo invece molto contenti che essa non venga dimenticata.
(Scrittore)
Io vorrei raccontarvi (è questa la ragione della mia presenza) com’era il nostro Paese quando siamo stati chiamati, noi cittadini, a votare per l’Assemblea Costituente, che è stata quell’Assemblea che ha redatto la Costituzione.
Era il 1946, la guerra era finita nel 1945, una guerra che aveva lasciato distrutta oltre la metà del nostro Paese per i bombardamenti, per le distruzioni, una guerra che passava paese per paese, quasi città per città.
Milano (io non abitavo a Milano; sono venuto a Milano nel ‘36) nel 1946 era una città distrutta, piena di macerie, di gente che non aveva più casa, gente che ancora abitava in altri paesi perché la propria via non esisteva più; era una città di un Paese affamato, un Paese profondamente colpito dall’ ingiustizia della guerra, ingiustizia della guerra che aveva visto coinvolti non solo il regime fascista, perché c’era una dittatura, ma anche una monarchia che aveva condiviso tutte le responsabilità del fascismo.
Quando abbiamo votato nel 1946 per mandare i nostri rappresentanti all’Assemblea Costituente, abbiamo anche votato per mandare via il re, grosso responsabile insieme a Mussolini.
Mussolini era stato ucciso il 25 aprile dell’anno prima e anche questa è stata una data significativa perché ha voluto dire cambiare da un regime di monarchia a un regime di repubblica.
Abbiamo votato dopo anni di disperazione: la fame, il freddo, la morte. A Milano sono morte, durante l’ultima guerra, 140.000 persone. Negli ultimi giorni di guerra, quando i tedeschi e i fascisti sparavano agli anglo-americani che stavano per liberare la città, sono morti anche 11 bambini al di sotto dei dodici anni. E’ una notizia che non si sa, che in generale non si studia nei libri, ma poiché la città era distrutta, chi viveva anche a Milano non aveva luce, gas e acqua. Si mandavano i bambini, i ragazzini, a cercare l’acqua dalle fontane che funzionavano, per evitare di morire – se adulti – colpiti dagli spari. Si sperava che i bambini non fossero oggetto di morte. Però sono morti questi 11 bambini, perché mentre gli adulti si sparavano questi ci sono andati di mezzo.
Sono passati sessant’anni. Io allora non avevo compiuto ancora ventidue anni, ne avevo ventuno, ma le circostanze drammatiche che avevo vissuto durante la guerra mi avevano reso responsabile e partecipe di avvenimenti a cui ho preso parte volontariamente (perché sono stato partigiano) e non volontariamente (perché i fascisti e i tedeschi mi hanno tenuto in prigione cinque mesi, e lì proprio non ci volevo andare).
Ma questo mi aveva consentito, assieme ad altre persone più anziane di me, di riflettere su che cosa era stato il nostro Paese prima della fine della guerra e durante la guerra. L’Italia era stato un Paese che non aveva rispettato le leggi, per cui quando siamo stati chiamati a votare per la Costituente abbiamo proprio desiderato che ci fossero delle leggi da rispettare.
Il Governo fascista non aveva rispettato le leggi in nessun modo: aveva messo in prigione o ucciso persone che la pensavano in modo diverso; aveva condotto una campagna contro gli ebrei (molti dei quali, migliaia dei quali, furono trasferiti nei campi di sterminio tedeschi e uccisi); molti anti-fascisti erano stati pure uccisi, ma quello che dava fastidio a noi giovani era anche una monarchia che non aveva rispettato i suoi doveri e le leggi.
Quello che volevamo era diventare un Paese moderno, un Paese che potesse far esercitare da parte di ciascun cittadino i propri diritti per cui, quando abbiamo votato la Costituente, abbiamo votato perché i Padri, le persone elette potessero redigere un atto da cui noi saremmo stati condizionati per sempre e abbiamo abolito la monarchia. E questo è stato un fatto importantissimo, un movimento liberatorio.
E con l’elezione del Presidente della Repubblica abbiamo pensato che ci fosse maggiore libertà. Non possiamo dire che la Costituzione è sempre rispettata, ma proprio per questo credo sia giusto che oggi ci ritroviamo qui, perché voi che siete i cittadini del futuro impariate ad esercitare i vostri diritti, perché una cosa importante è il primo articolo della C., che quando l’abbiamo conosciuto, ci ha veramente molto emozionato: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Oggi ci sembra una cosa banale. Ma fino a quando non c’è stata questa Costituzione, l’Italia non era fondata sul lavoro ma sulla tradizione medioevale del diritto di certi ricchi di esercitare il potere indipendentemente dalla libertà di elezione.
Questa Costituzione ha trasformato il nostro Paese. Non sto a leggervene i primi articoli. Vedrete che ancora qualche cosa deve essere attuata. Non pensate che tutto sia fatto. La Costituzione non è soltanto una serie di diritti scritti o di doveri scritti, ma è anche la capacità di applicarli. Noi, che abbiamo fatto la guerra e abbiamo visto calpestati i diritti che ancora esistevano, ci siamo riconosciuti in questa grande legge che è la Costituzione e, visto che sono 60 anni che io la vivo, essa mi dà la certezza di essere un uomo libero, anche se molte cose vorrei che fossero cambiate.
La prof. Pellecchia ha detto : “Non basta la legge scritta, occorre lottare perché questa legge venga applicata, questo è il compito di ciascuno di noi”. Oggi voi non votate ancora, cari ragazzi, ma credo che la manifestazione di oggi vi offra la possibilità di capire qual è il vostro dovere di cittadini. Perché se non esercitiamo questo dovere ci può capitare, come è capitato a me, di vivere sotto una dittatura. Le dittature meriterebbero un discorso molto complesso, perché non ci sono soltanto le dittature politiche, ma altri tipi di dittatura, ma la Costituzione, se la conosciamo e cerchiamo di farla applicare, serve perché ci permette di essere cittadini liberi.
La libertà è la cosa più importante. Libertà vuol dire libertà di se stessi, rispetto per gli altri, una libertà che dobbiamo saper esercitare. Come ha detto il prof. Cutolo, bisogna imparare a viverla, la libertà, bisogna sentirla come un elemento della vostra vita. Mi auguro che questo possa avvenire, anche per voi. Grazie.
(Associazione Libertà e Giustizia)
Mi trovo per la prima volta nella mia vita, nonostante faccia parte di una associazione culturale davanti a dei ragazzi così mi sembra attentissimi, ma così piccoli. Quindi spero di trovare le parole giuste per rivolgermi a voi. Come vi ha anticipato il preside, io lavoro in questa associazione che si chiama appunto Libertà e Giustizia. E’ un’associazione che in tutta Italia organizza convegni, dibattiti, momenti di incontro per parlare di tanti temi, ma alla base di tutti i temi ci sono proprio questi due valori fondamentali per la nostra convivenza: la libertà e la giustizia. Perché per sentirci tutti noi liberi e sperare che tutti gli altri rispettino i diritti che ognuno di noi ha, dobbiamo essere giusti nei confronti degli altri e quindi rispettare i doveri che dobbiamo compiere, ogni giorno, per poter convivere e stare bene con gli altri. Nelle nostre case, per la strada, mentre giochiamo, mentre ci divertiamo, mentre studiamo e così per tutta la nostra vita dovrà essere. Negli ultimi due anni noi di questa associazione abbiamo girato l’Italia con tantissime altre persone per raccontare la Costituzione, che cos’è la Costituzione. Abbiamo organizzato tantissimi momenti di incontro, nei teatri come nelle piazze, come davanti ai supermercati, chiedendo alle persone che uscivano se conoscevano la Costituzione, se ricordavano un articolo, se avevano voglia di parlarne. Perché, come ha detto la prof. Pellecchia dell’associazione EducaCi, un po’ avevamo la sensazione che nel nostro Paese la Costituzione fosse così un pochino trascurata, forse proprio a partire dalle scuole, dove non sempre viene insegnata e non sempre viene affrontata. Abbiamo fatto questo lavoro che vi assicuro bellissimo, perché non solo abbiamo conosciuto e dialogato con migliaia di persone, quindi sono state bellissime occasioni di incontro, ma abbiamo anche scoperto, poi, che in realtà nel profondo della memoria ognuno aveva un ricordo dell’infanzia, dell’esperienza di vita, che li portava a ricordare qualcosa della Costituzione.
Io vi voglio raccontare il mio. Quando avevo la vostra età, uno dei libri di scuola che mi avevano dato in prima media era questo qui: “L’ordinata libertà – Conoscere la Costituzione italiana”. Da allora sono passati più di 25 anni (ora ne ho 37) questo libro sta nella mia libreria. Oggi è vero consulto di più la Costituzione, quella che vi verrà distribuita fra poco, ma questo libro mi era piaciuto tantissimo, perché rispetto agli altri libri di scuola che avevo questo era un po’ interattivo, mi chiedeva di ritagliare le figurine che magari erano le fotografie del Presidente della Repubblica, oppure di risolvere un cruciverba, un rebus. In questo modo io ho imparato a conoscere la Costituzione.
E per tanti anni ho continuato ogni tanto a sfogliare questo libro. E forse è proprio lui che, rimanendo lì nella mia libreria per tanti anni, ha segnato un po’ la mia storia, perché ho pensato che forse (occorre) conoscere la Costituzione, conoscere questa legge fondamentale del nostro Stato. Pensate che tutte le altre leggi, ma anche le regole che determinano la convivenza nella scuola e nella classe, devono tutte rispettare la Costituzione, perché la Costituzione è un po’ la legge con la elle maiuscola, la legge di tutte le leggi. E questo lo imparerete nelle lezioni che farete più avanti.
La nostra Costituzione ha sessant’anni, ma è ancora molto moderna. Il suo linguaggio è molto semplice, tutti la possono conoscere e capire perfettamente. E ha una sua fisionomia molto bella, che è quella di essere destinata a durare. Un po’ come la fisionomia di una persona, di ciascuno di noi. Noi cresciamo, possiamo tagliare i capelli, tingerli, ci vengono le rughe, i capelli bianchi, magari qualcuno decide di rifarsi il naso, ma la fisionomia di ciascuno di noi rimane sempre la stessa. Abbiamo sempre gli stessi lineamenti, basta andare a vedere una fotografia di vostra nonna o vostro nonno, di quando era giovane: sicuramente riconoscerete in quella foto i tratti, la fisionomia fondamentale che è del vostro parente.
E così è la nostra Carta costituzionale, ha una fisionomia destinata a durare nel tempo. Può cambiare, perché la Costituzione può essere ritoccata, cambiata in alcune parti, però è destinata a durare. E quindi, come i nostri nonni, e anche voi anch’io, anche noi dovremo conoscerla, impararla, perché questo ci permette di convivere nel migliore dei modi.
Chiudo, raccontandovi che spero veramente che come io ho conservato questo libro per così tanti anni e come in questi ultimi due anni di lavoro mi è servito sfogliarlo e riguardarlo, (così) spero che il libro della Costituzione che vi viene regalato oggi dalla vostra scuola rimanga nella vostra libreria per tanti anni, che vi venga voglia di riaprirlo, sfogliarlo, rileggerlo.
Io non so cosa farete da grandi, io faccio questo lavoro, mi piace andare a raccontare, organizzare momenti di incontro con persone che ci raccontino sempre che dobbiamo rispettare questi due grandi valori che sono la libertà e la giustizia. Ho fatto anche tanti corsi nelle scuole, di educazione alla legalità, ho parlato con i ragazzi di solito un po’più grandi di voi delle superiori di bullismo, di tante questioni (che) probabilmente della devianza giovanile, problemi che io spero siano lontani da questa scuola, ma anche piccoli dispetti tra di voi, insomma, dimostrano che non sempre tra voi non c’è un rispetto delle regole.
Quindi davvero l’augurio che vi faccio è che questo libro possa sempre rimanere con voi, quando diventerete grandi, come domani assieme ai vostri genitori lo possiate sfogliare e leggere con attenzione, capire che veramente è fondamentale per vivere insieme nel migliore dei modi.
(docente Filosofia del Diritto, Università Cattolica)
Nella nostra Costituzione c’è l’idea che le cose si fanno insieme, si costruiscono insieme.
Vorrei richiamare l’attenzione sulla storicità della nostra Costituzione. Essa è un prodotto anche storico. E’ stata approvata, come sapete , nel 1947 –48, e il fatto che sia un prodotto storico ha una grande importanza, perché significa che è stata ottenuta da alcune generazioni che hanno ritenuto importante fissare alcuni valori per altre generazioni; voglio dire che nella Costituzione c’è anche l’idea della intergenerazionalità, cioè l’idea che alcune conquiste non valgono solo per qualcuno, ma devono essere fatte anche per altri; c’è l’idea che non si vive soltanto con altri sincronicamente, cioè nello stesso tempo, ma si vive con altri anche diacronicamente, cioè attraverso il tempo.
Da qui appunto l’importanza di leggere la Costituzione, per rendersi conto di cosa è lo Stato. Queste poche righe che voi leggerete in questo documento non sono state il prodotto, lo ricordava prima il dott. Denti, di un accordo di poche persone sedute ad un tavolino, ma il prodotto di un prezzo carissimo che era stato pagato negli anni precedenti. Quindi questo libricino è costato molto in termini di vite, in termini di sangue, in termini di conquiste sociali.
La storicità di questo documento significa anche che, quando esso è stato prodotto, l’idea era che attraverso la Costituzione, in senso più lato attraverso il diritto, si potevano cambiare le cose. Il diritto nel senso moderno ha la capacità di cambiare, di plasmare la realtà. Non è il semplice riflesso di uno stato di cose, non è semplicemente il riflesso di una stratificazione sociale, ma è una forza in grado di cambiare l’organizzazione dello Stato.
Una osservazione per voi piccoli alunni, voi vedrete che nella Costituzione ci sono alcuni contenuti, come la libertà, come il confronto con gli altri, come il valore dell’educazione civile, che non sono ovvi.
Noi siamo abituati a pensare che i valori della convivenza siano ovvi, cioè siano scontati, ci siano stati dati una volta e che ci saranno sempre. Non è così, non è affatto così.
Vanno ripensati, vanno riveduti, ma non è detto che rimangano così.
Un’osservazione anche per quelli che sono un pochino più grandi, quelli che operano nel mondo della scuola, visto che ci sono stato anch’io per qualche anno. Io penso che il miglior modo di rispettare la Costituzione sia anche la capacità di dissacralizzarla. Cosa significa? Significa che rispettare lo spirito della Costituzione vuol dire anche tener presente, come diceva prima la dott. Peverelli, che la fisionomia della Costituzione rimane sempre la stessa, anche se cambia.
Quindi, bisogna tenere conto anche del contesto diverso nel quale essa opera. Dico soltanto due cose, per sottolineare che la Costituzione deve essere considerata una sorta di Bibbia che in qualche modo deve aggiornarsi.
Due cose molto brevi. Primo, il contesto storico nel quale viviamo oggi è un po’ diverso rispetto a quello del 1947 – 48. Pensate soltanto al fatto che oggi, diversamente da circa sessant’anni fa, c’è un rapporto con l’alterità, un confronto con altre culture (si pensi, per esempio, al problema delle minoranze etniche) che sessant’anni fa non si poneva. Faccio riferimento alle polemiche che sono sorte in merito alla scuola araba, proprio in questi giorni a Milano.
La seconda cosa è il cambio del contesto culturale in cui si cala la Costituzione rispetto a sessant’anni fa. Cioè, per dirla in termini un po’ tecnici, sono cambiati alcuni canali cognitivi. Oggi c’è la scolarizzazione di massa, che sessant’anni fa non c’era, come troverete scritto nell’introduzione del prof. Cutolo alla Costituzione. Quindi, questo significa che alcuni modi di cogliere la realtà, di cogliere il diritto, di cogliere le norme vanno aggiornati e quindi non è più sufficiente leggere, ma forse occorre studiare qualche nuova strategia per poter comunicare i contenuti costituzionali. Pensate soltanto all’importanza dei media: sessant’anni fa c’era soltanto una radio, oggi abbiamo moltissime televisioni, abbiamo il computer, abbiamo internet, abbiamo il cellulare, eccetera . Quindi il contesto complessivo è cambiato.
Un ‘ultimissima osservazione riguarda le istituzioni.
Secondo me le istituzioni, dalla Magistratura alle altre istituzioni (quelle politiche soprattutto), dovrebbero in qualche modo dare l’esempio. In che senso? Nel senso che molto spesso in questi ultimi anni sulla Costituzione si è fatta molta retorica. E cioè, la Costituzione in modo quasi paradossale, da simbolo di unione (dovete sapere che la Costituzione fu approvata con il consenso di molteplici formazioni politiche, che la pensavano in modo molto diverso), da sintesi di unità è diventata, nella politica spicciola di oggi, una sorta di strumento per combattere l’altra parte.
Non è così. La Costituzione ha una dignità, sia dal punto di vista giuridico, sia dal punto di vista culturale, che richiede che essa non venga utilizzata e brandita come arma e come strumentalizzazione. Pensate a tutta la vicenda del referendum costituzionale di qualche mese fa. Pensate anche a tutta la questione relativa alla Costituzione Europea, perché, altra cosa, e con questo concludo, noi dobbiamo tener presente che la nostra Costituzione dovrà confluire, fra dieci, quindici, vent’anni, in una realtà culturale, socio-politica molto più ampia, perché non siamo soltanto cittadini italiani, ma siamo anche cittadini europei. Grazie.
(magistrato)
Le parole del professor Denti ci hanno fatto capire che la Costituzione., così come l’abbiamo oggi, non è stata scritta dal nulla, ex novo, ma è il frutto di un’evoluzione di lunghissimo tempo, di stravolgimenti sociali molto importanti che si sono verificati nel corso dei secoli. La nostra Costituzione. è un testo che chiunque è in grado di leggere; anche voi, da soli, siete capaci di comprendere quasi tutti gli articoli della Costituzione, perché è un testo che è stato scritto per il popolo, per ogni singolo cittadino, perché rappresenta il patto fondamentale che ogni persona ha con lo Stato e con le altre persone che vivono nel nostro Stato.
Prevede, cioè, le garanzie fondamentali di tutti i singoli cittadini nei confronti dello Stato, e così è nata storicamente: in origine le Costituzioni., che erano molto più brevi di quelle che esistono oggi, servivano soprattutto a garantire che le singole persone non venissero aggredite da chi deteneva il potere. Storicamente, sono state le prime regole a stabilire secondo quali criteri, secondo quali idee il potere poteva essere esercitato dal sovrano.
Successivamente le Costituzioni si sono arricchite con tutte quelle norme che prevedono le linee di sviluppo delle prestazioni che i cittadini ricevono dallo Stato, dalle sue articolazioni sociali, le Regioni, le Province e i Comuni. Prevede inoltre le diverse istituzioni attraverso cui lo Stato funziona.
Per questo la suddivisione in diverse parti: i principi fondamentali, la parte relativa ai diritti e doveri dei cittadini e poi l’Ordinamento dello Stato. Principi fondamentali, che non sono parole astratte; ma parole che incidono in modo fondamentale nella vita di tutti i giorni. Sembra che le leggi rappresentino una cosa molto lontana da noi, ma non è così .
Quando nella Costituzione è indicato il diritto alla corrispondenza significa che nessuno può andare a leggere le lettere che voi scrivete ai vostri amici. Quando c’è scritto il diritto di movimento, significa che voi potete andare liberi per strada dove volete e quando volete, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Quando è indicato il diritto di domicilio, significa che nessuno può venire a disturbarvi a casa vostra; che potete avere un luogo privato, di dimora, dove siete garantiti dall’intrusione altrui.
Non sono cose scontate; non è sempre stato così e in alcuni Paesi del mondo tuttora non è così. Così come non è scontato il diritto di religione, di usare la propria lingua, le garanzie nei confronti delle minoranze, la possibilità di avere iniziative culturali, di esprimere il proprio pensiero, la libertà di unirvi ad altre persone per elaborare delle idee, addirittura per ascoltare un concerto. Non è così ovvia, per noi lo è, la possibilità di esprimere il proprio pensiero attraverso la stampa, per diffondere le idee, per comunicarle e discuterle.
Non sono così ovvi neppure i principi che indicano le linee di sviluppo delle prestazioni che i cittadini ricevono dallo Stato. Per esempio noi oggi siamo qui in una scuola statale, l’edificio è stato costruito con denaro pubblico, gli insegnanti sono pagati con denaro dello Stato, cioè con denaro ricavato dalle tasse pagate dai cittadini, per avere diritto all’istruzione, per andare in un ospedale quando si è malati, cosa che, ripeto, non tutti i ragazzi del mondo hanno.
Occorre ovviamente disporre di molto denaro. Per fare questo, occorre che ogni cittadino si assuma la responsabilità di contribuire all’andamento dello Stato, pagando una parte dei proventi del proprio lavoro con le tasse. Strettamente legato al dovere di solidarietà di cui parlavamo prima è anche il dovere di ogni cittadino di partecipare con la propria attività al progresso morale e intellettuale del Paese. Questa assunzione di responsabilità è l’altra faccia del diritto: nei diversi diritti che si esercitano nei rapporti con lo Stato e tra i cittadini fra di loro.
Il vostro preside, prima, mi ha dipinto come un personaggio cattivissimo, quando ha detto che: i magistrati intervengono per punire chi viola le leggi. In parte è vero: il Diritto Penale serve proprio per evitare che vengano commessi dei reati . L’intervento della Magistratura è anche quello che serve non solo per punire, ma anche per regolare i rapporti fra le persone, quando ci sono conflitti d’interesse fra le singole persone o fra le persone e gli organismi pubblici. Per esempio, se due persone hanno intenzione di acquistare una casa e hanno pagato un prezzo, bisogna stabilire chi ha diritto di acquistarla. Per evitare che litighino e si azzuffino, si va dall’avvocato, e se anche l’avvocato non riesce a comporre la cosa si va davanti a un giudice. Se io decido di costruire la mia casa nei giardini di Porta Venezia o nel cortile della vostra scuola, mi verrà risposto. “No, cara signora, perché il cortile serve agli alunni della scuola; è uno spazio pubblico, adibito a uno scopo ben preciso e i privati non possono appropriarsene.”
La magistratura serve anche a tutelare i soggetti deboli. Tutte le volte che viene commesso un reato, c’è una persona offesa, qualcuno che ha subito un danno. L’intervento della magistratura serve anche a tutelare queste persone. Serve anche a tutelare tutti coloro che non hanno difesa, che, per esempio, sono soli, che non hanno qualcuno a cui affidarsi.
La magistratura è uno dei poteri dello Stato; è una delle articolazioni, dei modi in cui lo Stato esercita la sua attività. Dall’Illuminismo, dal periodo napoleonico della Rivoluzione francese , in tutte le Costituzioni del mondo occidentale gli altri fondamentali organismi dello Stato sono quelli rappresentati dal potere legislativo e dal potere esecutivo.
Il potere legislativo è da noi costituito dalla Camera dei Deputati e dal Senato (sono quasi mille persone, quindi tantissime) che approvano le leggi che tutti noi dobbiamo rispettare. Per attuarle interviene il potere esecutivo centrale, che dà l’indirizzo politico, attraverso il Governo, dell’attuazione delle attività dello Stato: per esempio con la Legge Finanziaria, per esempio decidendo le missioni militari all’estero, per esempio decidendo quanto denaro destinare alle Ferrovie dello Stato. Sembrano tutte cose astratte, ma non è così. Non è nella Costituzione che sta scritto, ma se il Comune di Milano decide che la linea 60, che va dalla Stazione Centrale al Duomo, per dire, avrà venti corse anziché dieci al giorno, questo dipende da un atto normativo, da un Regolamento, che non si chiama legge perché è un atto emanato dal Comune, ma è l’attuazione di una legge, legge che a sua volta, quando viene emanata, deve rispettare i principi espressi dalla Costituzione.
La Pubblica Amministrazione, quindi, è sostanzialmente l’articolazione del potere esecutivo.
Anche il Parlamento, quando emana le leggi, deve rispettare i principi indicati nella Costituzione. Se non lo fa, può intervenire la Corte Costituzionale, che è un po’ il custode della Costituzione, in quanto la Costituzione è stata scritta per durare nel tempo. Sono principi non immodificabili in assoluto, ma principi che sono stati indicati con un larghissimo consenso popolare e che quindi, per essere modificati, hanno bisogno di un consenso particolarmente ampio. Per modificare la ostituzione,. cioè, occorre una maggioranza superiore rispetto a quella che normalmente occorre per cambiare una legge. Nell’attuazione delle leggi già emanate, se c’è una violazione, allora interviene il potere giudiziario.
Questo è ciò che noi studiamo normalmente. Come forse ci dirà poi il giornalista, si parla di un quarto potere fondamentale, che è quello della stampa, che viene considerato non un potere dello Stato, ma una quarta colonna che serve a diffondere l’idea, a farla conoscere e a consentirvi di discuterne. A questo proposito la tutela della libertà di pensiero e di espressione è fondamentale. La lettura dei giornali, l’ascolto dei telegiornali vi consente di conoscere le idee che vengono discusse in questo momento. Le notizie economiche e politiche che voi trovate spesso tanto noiose (comprensibilmente, perché le capite poco e vi sembrano così lontane), sono in realtà l’espressione di queste discussioni, di quello che succede nel Paese, delle idee che vengono attuate nei singoli atti delle persone e degli organismi istituzionali.
Leggere i giornali, ascoltare i telegiornali, informarsi in generale, quindi è uno strumento per partecipare all’evoluzione delle idee nel nostro Stato, sia per tutelare voi rispetto allo Stato, sia per regolare i vostri rapporti con le altre persone, sia per consentirvi di partecipare (attraverso le associazioni, attraverso la scuola, attraverso gli amici) alla vita di questo Paese.
Un’ultima considerazione. Il dott. Denti ha detto che la nostra Costituzione è stata scritta alla fine della seconda guerra mondiale, e questo è vero. Ed è stata scritta più o meno nello stesso periodo in cui è nata la Comunità Europea. Quando alla fine della guerra, che in Italia e in tutta Europa aveva causato distruzioni terribili, e devastanti, si è detto: “Facciamo in modo che in Italia, in Europa non si verifichino più guerre”. La nostra Costituzione e le altre costituzioni europee riflettono molto il periodo storico in cui sono state scritte e il desiderio di dare luogo a una maggiore collaborazione fra i popoli, finalizzata a mantenere la pace e la prosperità in Europa.
Noi oggi siamo cittadini della Comunità Europea, siamo sempre di più cittadini della Comunità Europea. La stessa Costituzione italiana, che è la norma fondamentale dello Stato, che è il patto fondamentale fra i cittadini fra loro e i cittadini e lo Stato, può subire delle limitazioni proprio per rispettare le decisioni della Comunità Europea. Le leggi della Comunità Europea ormai automaticamente fanno parte dell’Ordinamento dello Stato, per cui sono anche Leggi italiane, filtrate, però, attraverso la Costituzione, che è un documento scritto deciso a larghissima maggioranza, in base al consenso di una larghissima parte della popolazione, per stabilire i diritti fondamentali delle persone nei confronti dello Stato e per stabilire le regole fondamentali di convivenza fra le persone fra loro, dei cittadini fra loro.
(Poeta)
Cari amiche e amici, io avrei voluto leggere solo la poesia. Però, siccome sono qui come cittadino, siccome il magistrato non ha nessuno, ma ha parlato della Costituzione., il giornalista è venuto qui, ma non ha venduto giornali, eccetera, allora anch’io, come cittadino, prima della poesia dico due cose, che sarebbe meglio che i poeti parlassero solo di poesia, oppure se parlano, parlino delle parole. E io parlerò un attimo solo delle parole, prima di leggere la poesia.
Quali sono le parole importanti, quelle proprio decisive? Sono le leggi (e la Legge più importante di tutte è la Costituzione), perché ci aiutano, ci danno modo di vivere meglio, ci rendono liberi.
Poi ci sono le parole d’amore, et voilà, tutte quelle che adesso voi riuscite a dire o desiderate dire al vostro amato o alla vostra amata. Quelle sono importanti e decisive. E già qui sarebbe meglio che non fossero troppo banali. Vi accorgerete che se continuate a dire “Ti amo, ti amo, ti amo”, dopo un po’ lui o lei se ne andrà, perché vorranno qualcosa di più saporito.
Altre parole, per chi crede, sono per esempio le preghiere, perché salgono a Dio.
Altre parole sono quelle della testimonianza, non sono importanti solo le leggi. Le leggi sono parole importanti dello Stato, ma il testimone che in tribunale dice “Ho visto queste cose; non l’ho vista; sì, era lui” è una parola che conta, che cambia la vita di qualcuno. E poi un’altra parola (non so se la più importante che ha detto il Preside, ma senza dubbio una delle più importanti) è poesia, non perché noi siamo un popolo di poeti, che non è vero; di santi, che non è vero. Qualche volta non siamo nemmeno un popolo di cittadini, figuriamoci se possiamo essere tutte queste altre cose, ma perché la poesia è una parola forte, intera. E’ una parola d’amore, non perché si fanno le poesie d’amore, ma perché il poeta, o anche il lettore di poesie, mentre legge, mentre scrive è in rapporto d’amore con le cose, con il mondo. E’una parola di testimonianza, perché il poeta non può mentire; non lo vuole fare, non lo può fare, se è poeta, perché lui giura qualsiasi parola e giura qualsiasi lettera di qualsiasi parola.
E’ la testimonianza più forte che ci possa essere. Allora, poesia è bella, è buona, non perché fa diventare la gente esperta di letteratura o consumatrice di libri di poesia, ma perché la fa diventare cittadina con parole consapevoli, con parole intere, con parole in cui parla il corpo, l’anima, la mente, il desiderio della persona. Da questo punto di vista leggere poesia, fare poesia, è un atto assolutamente di educazione civile.
E’ per questo che adesso io vi leggerò una poesia che, apparentemente, non c’entra nulla con la Costituzione italiana, con la sana e robusta Costituzione italiana, ma invece parla della Parigi – Dakar… Sapete cos’è la Parigi – Dakar?…Vedo alcuni volti che si illuminano, quasi, sentendo parlare della Parigi – Dakar.
Parlo della Parigi – Dakar, poi vedremo in che modo, ma se essa dice qualcosa di importante, di fondamentale, su qualcosa che avviene altrove, rende più consapevoli noi che ascoltiamo del valore delle parole in generale, comprese quelle della Costituzione e della nostra vita come cittadini.
(Piumini ha chiuso l’intervento con la lettura del suo poemetto “Canto della Parigi – Dakar”)
Canto della Parigi-Dakar
1
Ci sei anche tu, sei presente,
ragazzo di occhi e di mente,
alla rombante e ritmica partenza?
Li vedi e li senti
i rossi e gialli e neri guerrieri
scivolare su asfalti di Francia e Spagna
senza sollevare un grano di polvere,
così veloci che nessuno si lagna,
proiettili nella verde campagna,
proiettili sulla gialla meseta,
e poi imbarcarsi per breve traghetto
sul mare nostro, il mare fra le terre,
(oh, quanta meno pena i Crociati,
che traversata meno lunga e inquieta,
se su tanto veloci caravelle!)
e scendere e sfolgorare
coi loro lustri metalli
rossi e blu e neri e verdi e gialli,
e la vistosa e ricca carovana,
sulle coste dell’aspro Maghreb?
Vedi e senti la loro nuova partenza,
ruggire e friggere di potenza,
scrutando dalle buie celate,
attraverso lenti dure e nere
che smorzano l’urlo del sole,
con univoco sguardo,
l’immensa e trepida linea lontana
dell’orizzonte del sud?
2
Ci sei anche tu, sei presente,
ragazzo di occhi e di mente,
a vederli e sentirli traballare
sulle strade dai bordi sabbiosi,
bucate dai trapani pietrosi del vento
e dall’urina acre dei somari,
e poi sulle sterrate giallastre
sollevare in aria in un momento
furibonde nuvole di sabbia,
infarinarsi e infarinare d’argento
le brune facce che si affacciano
dal nulla dei dintorni?
Presi da mite e curioso spavento,
si ficcano in tasca più a fondo
il loro mezzo pezzo di pane
come da mille anni sanno fare,
nella dura durata dei giorni,
per non lasciarlo troppo impolverare.
Senti il raschio alternato e violento,
quel prolungarsi di rabbie che scanna,
di quei motori sul sacro silenzio
del primo deserto?
Senti l’imbarazzata ninnananna
della madre all’eccitato bambino,
dove si cerca parola, una dolcezza,
un nome non assassino,
per il fracasso di quell’evento?
3
Ci sei anche tu, sei presente,
ragazzo di occhi e di mente,
davanti e dentro il bel mare di terra
dove interminate risacche di vita
e lo smemorarsi dei fiumi
e l’armonica ebbrezza dei venti
e le ragioni del fuoco
hanno generato sacro abbandono,
e un tempo camminarono gli uomini
prima di ogni pace e ogni guerra,
quando ogni pietra era buona, non cattiva,
ciascuna pietra utile, nessuna preziosa,
e ogni cosa era vera, e avveniva?
Questa polvere non è casuale:
ancora trattiene un granello,
e per un istante rallenta la duna,
un’antichissima orma d’impala.
Ora lo vedi, tutto dritto in piedi,
sua unica verità il minore attrito,
per rinfrescarsi i glutei contusi
e sdolentirsi i tesi quadricipiti,
scaricandosi dietro una sciala
di petrolio bruciato,
ecco passare, l’ottuso soldato
di questa guerra contro spazio e tempo,
questa festa nata conclusa,
questa giostra maldestra e confusa.
4
Ci sei anche tu, sei presente,
ragazzo di occhi e di mente,
mentre la giostra sinistra
di cavalieri ciechi e carri chiusi
stritola lucertola e scorpione
coi suoi pestelli di gomma nerastra,
e graffia e raschia con crudo rumore
l’arida dolce polpa del deserto,
e confonde la caccia del falco,
scandalizzando di timido orrore
il passo del serpente,
il lento scarabeo
e l’invisibile topo?
Lo vedi e lo senti l’accidente,
largamente previsto in copione,
golosamente filmato dall’’alto,
in cui la ratta auto solitaria
schizza di colpo in aria,
per un masso non visto, e s’avvita
e ricasca in fracasso e s’infuoca,
bassa meteora idiota,
e ai due vivi all’interno,
rimbambiti dal salto, in breve
si brucia e accartoccia la vita,
e questo è l’unico dono,
il nero brodo dei corpi,
a questa terra dalla sete infinita?
5
Ci sei anche tu, sei presente,
ragazzo di occhi e di mente,
al folle guado di uadi,
ai caroselli d’autismo,
all’impennarsi nella sabbia d’oro
degli astrusi bucefali,
al rotolare arrischiato dalla duna
degli imbottiti alessandri,
ai fatui fuochi delle loro notti
chini sopra una luna
di cocaina?
Senti questa ostinata assenza d’eco,
rumore speso in spreco
lungo i nervi scoperti del passato?
Vedi questi teppisti anacoreti
seduti su dei peti,
che scorrazzano senza chimera,
gonfi di un morto desiderio,
sacrileghi del viaggio?
Vedi l’esibizione, il disprezzo,
e l’ignoranza?
Respiri il lezzo ostile e mercenario
e lo stupro di questa truppa nera?
Ci sei anche tu, sei presente,
ragazzo di occhi e di mente,
in questa vile scena di coraggio,
quest’arruffo di sabbia innocente,
insieme a questa odiabile masnada
che usa il mondo come fuoristrada?
Un commento all’Incontro sulla Costituzione
BENVENUTA FRA NOI, CARA COSTITUZIONE!
A metà strada nell’aspetto fra Giobbe Covatta e Bud Spencer, Roberto Piumini è per i lettori in erba una garanzia.
E qualsiasi avvenimento a cui partecipi diventa per bimbi e adolescenti una pagina da ricordare con piacere e, soprattutto, attenzione.
Del resto lo ha chiaramente detto lui stesso, introducendo la lettura del suo stupendo canto dedicato alla Parigi – Dakar: i poeti non mentono mai; non possono e non vogliono!
Chi è venuto a celebrare, Piumini, un bigio martedì di ottobre? A che cosa ha dato il suo sigillo di garanzia? Cosa ci faceva in un’aula magna dalla forma absidale, riempita in ogni ordine di posti da più di 350 alunni di una Scuola Media di Milano, la G.B. Tiepolo?
La risposta parte da molto lontano, ha cominciato il viaggio non si sa quando, ma possiamo certo dire che ha imboccato la strada maestra una sessantina di anni fa, quando l’Assemblea Costituente, eletta a suffragio universale nel 1946, cominciò quella meravigliosa sfida che si risolse il 27 dicembre 1947 con l’approvazione della Carta Costituzionale della allora infante Repubblica Italiana.
Sessant’anni di vita repubblicana hanno visto la Costituzione vivere alterne vicende, ma, lo possiamo dire con una certa sicurezza, mai valorizzata come avrebbe meritato, fino al pericolo mortale corso tra l’anno scorso e il giugno di quest’anno, periodo contraddistinto dapprima dalla battaglia parlamentare per riformare la Costituzione, e poi dalla epopea referendaria, culminata con la vittoria del NO, vale a dire la neutralizzazione dell’attacco più pericoloso mai portatole.
Nelle orecchie di molti è suonato un campanello di allarme: la Costituzione è troppo poco conosciuta, è trascurata, lasciata sola. Bisogna correre ai ripari!!!!!
Deve diventare una compagna di viaggio anche per i più piccoli; deve essere fatta amare dalle nuove generazioni, così cariche di responsabilità, articolate e complesse.
Ecco cosa ci faceva Piumini, martedì 17 ottobre alla Scuola Tiepolo, lambita dal tram milanese col suo struggente sferragliare, amato e odiato dai meneghini.
Partecipava alla cerimonia di consegna di una copia della Costituzione a ciascuno dei 750 allievi della Tiepolo, divisi in due “armate” di circa 350 paia di occhi e orecchi.
Per entrambe le scolaresche, Piumini è stato l’ultimo a parlare, ma tutti coloro che lo hanno preceduto hanno ben tenuto presente l’importanza e la solennità del momento, la necessità di non sprecare l’attenzione di una soltanto di quelle paia di occhi e orecchi.
Rinaldo Gianola, ben noto giornalista dell’Unità; ha dato un consiglio da fratello maggiore: non studiate la Costituzione a memoria, sentitela vostra, gustatela imparandola ad apprezzare sempre di più. E poi ancora, nella Costituzione è sancita la libertà non solo di pensare, ma anche di esprimere, difendere e divulgare il proprio pensiero. Fatelo con convinzione, in nome e nel nome della Costituzione cogliete l’opportunità che la tecnologia offre oggi, ben diversamente da sessant’anni fa, di partecipare alla creazione della informazione. Un diritto, ma sempre più anche un dovere.
Da sorella maggiore ha parlato Simona Peverelli, esponente di Libertà e Giustizia, che con una giusta punta di commozione si è fatta accompagnare davanti alle per lei inusuali scolaresche delle medie da una simpatica pubblicazione sulla Costituzione, donatale quando aveva pressappoco l’età dei suoi uditori, ricca di disegni, giochi, racconti. Grazie a quelle pagine, che ha custodito con affetto, ha imparato ad amare e ad apprezzare la Costituzione.
A tutti gli allievi presenti ha suggerito di custodire con altrettanta cura ed affetto la copia della Costituzione che di lì a poco avrebbero ricevuto.
Come un nonno si rivolge ai suoi nipoti, così il papà della Libreria dei Ragazzi, Roberto Denti, si è idealmente seduto su una comoda sedia a dondolo e di fronte al caminetto è tornato ai suoi vent’anni, all’entusiasmo con cui l’Italia uscita dalla Guerra si apprestava ad affrontare la ricostruzione. Una ricostruzione non solo fisica, economica, ma anche, e soprattutto, morale, culturale, etica.
Ha ricordato la sensazione di serena gioia con cui visse, da giovane ex partigiano, l’elezione dell’Assemblea Costituente e in particolare la forte speranza che coloro che fossero stati eletti si dimostrassero ben superiori a coloro che li avevano preceduti nel governo del Paese, monarchia inclusa.
Ai suoi tanti nipoti, accovacciati ad ascoltarlo, Denti ha voluto sottolineare come tutto ciò che era successo non fosse dovuto soltanto alla carenza di alcune leggi, bensì alla loro aperta violazione.
E come tutto ciò non avrebbe mai più dovuto accadere, in memoria e nel più alto rispetto di chi tanto generosamente aveva combattuto per liberare l’Italia dall’oppressione.
Da magistrato, Caterina Interlandi ha voluto che fossero ben chiari almeno due aspetti.
Il primo, che la Costituzione va intesa come la base fondante di un patto fra cittadini, intesi sia come singoli, sia come collettività, dove la ragione o il torto è dato dalle leggi e non dalla forza, dalla ricchezza, dal potere.
La seconda, che le tante libertà di cui godiamo non sono sempre esistite, né oggi sussistono in tutti i Paesi del mondo. Di più, che in nessun momento possiamo darle per scontate e che in ogni momento, come le abbiamo ricevute (con maggiore o minore contributo personale) così le possiamo perdere, e quindi dobbiamo tenere sempre presente il dovere di apprezzarle e difenderle, quando necessario.
Pur concedendo qualcosa ad un linguaggio non sempre semplicissimo, Giovanni Bombelli, Docente di Filosofia del Diritto, ha voluto rivolgersi non solo agli allievi e agli insegnanti, ma anche alle istituzioni, ricordando che la Costituzione è stata scritta non per i singoli, ma per la collettività, non soltanto per chi era vivo e operativo al tempo della sua elaborazione, ma anche per i suoi figli, nipoti, bis..trisnipoti, e molte altre generazioni ancora.
Alle istituzioni ha schiettamente ricordato come da simbolo di unità, all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, la Costituzione abbia recentemente subito l’onta di essere usata come strumento di confronto politico e di strumentalizzazione. E ha lanciato idealmente un appello affinché questo non accada mai più.
Istituzioni presenti con Alberto Ferrari, dirigente del Comune di Milano, che oltre a garantire l’attenzione dell’Amministrazione Milanese alla diffusione della conoscenza della Costituzione, ha espresso la sua personale gioia, in qualità di ex allievo della Tiepolo, nel vedere partire proprio dalle aule che lo ospitarono ragazzino, un progetto così al tempo stesso lodevole e impegnativo.
Promotrice della giornata e dell’intero progetto pilota di diffusione dell’Educazione Civile, che il 17 ottobre ha mosso dall’Aula Magna della Tiepolo i primi passi, l’Associazione EducaCi, attraverso la fondatrice, Valeria Pellecchia Pratelli, ha sottolineato come la conoscenza della Costituzione renda il cittadino più forte e libero; come, a differenza di altre Costituzioni nazionali, la nostra Carta dia ampio spazio, fra l’altro, al principio della solidarietà.
E ha ricordato a tutti i presenti una scomoda, impegnativa verità: “Cittadini non si nasce, si diventa”, invitando a diventare ciascuno, come auspicava il Presidente dell’Assemblea Costituente Umberto Terracini, “Custode severo e disciplinato realizzatore” della Costituzione.
E nell’augurare a tutti i ragazzi un futuro reso più ricco e responsabile dalla conoscenza della Costituzione, ha rivolto un saluto particolare ai numerosi allievi di origini lontane, auspicando che anche da essi possa giungere un contributo a rendere la società migliore.
A giudicare dagli applausi, dal rullar di piedi, dall’attenzione dei ragazzi, non limitata alle sole prime file, dall’entusiasmo con cui sono state agitate le bandierine con il nome delle classi, si può ben dire che la giornata non abbia tradito le aspettative, e che il Preside Vincenzo Cutolo, a perfetto agio nella veste di anfitrione e moderatore, abbia tutte le ragioni nel manifestare grande soddisfazione per aver scritto una bella pagina nella storia della sua scuola.
Adesso, consegnate le copie della Costituzione sotto la ferma guida della vice preside Paolucci, la parola agli insegnanti.
Alberto Ricci
(Associazione EducaCi)