IL GRUPPO EDUCACI-TEATRO
Il Gruppo EducaCi-Teatro è stato costituito dall’Associazione EducaCi (nata a Milano nel 2005) per contribuire a promuovere non solo nella scuola, ma anche nella società, l’Educazione Civile con riferimento soprattutto all’identità storico-artistica e a quella alla non-violenza e alla pace.
I suoi attori sono soci dell’Associazione e collaboratori esterni (docenti, professionisti, studenti, genitori), i quali si impegnano senza fini di lucro ad allestire spettacoli civili per le scuole, gli Enti istituzionali e le libere platee di cittadini.
A Milano il Gruppo ha rappresentato due spettacoli:
- “E COME POTEVAMO NOI CANTARE / la Guerra – il Lager – la Camorra – la Pace” (da un testo di Vincenzo Cutolo edito da Oedipus), andato in scena prima nel teatro di San Lorenzo per “La settimana contro le mafie” e successivamente nell’auditorium di piazza Ascoli per gli alunni e i genitori della scuola media Tiepolo;
- “LA NOSTRA LINGUA ITALIANA / Poesia italiana del Novecento”, andato in scena nel teatro dell’istituto scolastico Cardano di via Natta, in occasione della presentazione del libro “Nel labirinto degli dei” del magistrato siciliano Antonio Ingroia.
Il Gruppo ha, inoltre, rappresentato spettacoli anche in Campania, dove ha non solo replicato “E come potevamo noi cantare” e “La nostra lingua italiana”, ma ha anche messo in scena, per invito delle Amministrazioni comunali, due ulteriori allestimenti:
- “FIORI DI NAPOLI / la Morte – la mala Vita – l’Amore” (dal testo omonimo di Vincenzo Cutolo edito da Oedipus);
- “IL VOLO DELL’ESSERE / Un poema fisico sull’Amore” (ancora da un testo di V. Cutolo).
LA CRITICA
“E come potevamo noi cantare” è stato così giudicato:
“Gli attori vi sono chiamati a inscenare visioni e a rileggere, scena dopo scena, stazione dopo stazione, il Novecento. A riaprirne le piaghe e a esplorarle, fissando ‘con fermo ciglio’ le radici dell’orrore che ogni giorno si rinnova” (Gennaro Carillo).
Gaspare Barbiellini Amidei ha, invece, così commentato il testo: “C’è un pathos, nel libro, e c’è una misura del dolore e della speranza che è assai utile per i ragazzi, oggi tanto disorientati. È ottima cosa leggerlo non soltanto a scuola, ma attraverso la scuola metterlo in scena, in teatro”.
Per “Fiori di Napoli” sono stati espressi, fra gli altri, i seguenti giudizi:
“Lo spettacolo è un viaggio nel cuore di una città ‘scarrafona’, dai mille colori e dalle mille paure … una città dalla struggente bellezza senza tempo, inquinata da ‘na manica ‘e fetiente’ senza coscienza né rispetto” (Silvia Casadei); “La lingua apparentemente semplice è tuttavia caratterizzata da un vocabolario ricchissimo: i sentimenti umani sono espressi spesso metaforicamente attraverso la descrizione dei paesaggi, della natura e della vita quotidiana … Lo spettatore resta colpito da questo crescendo di malavita, ma nello stesso tempo prevale in lui la sensazione di una solidarietà umana che lascia aperte le porte alla speranza” (Marina Mezzasalma).
Per “Il Volo dell’Essere”, lo spettacolo più recente di EducaCi-Teatro, sono stati infine formulati i seguenti apprezzamenti:
“Esso ha dei tratti affascinanti tra commedia dell’arte e Beckett. Ed è una autobiografia dell’autore e del suo smarrimento di fronte ai grandi misteri della vita. Una sorta di dizionario delle forme d’amore. L’amore nelle sue varie forme, terrene, sensuali e eteree è l’unico antidoto alla morte ed è incerto come la morte” (Gaetano Ferrentino); “Un’intera poesia, delicata e intima, che ha messo in campo il nostro retaggio, le nostre radici classiche. È stato un viaggio delicatissimo, tra ricordi e riflessioni intimamente legati” (Stefania Cutolo); “Meraviglioso lavoro …, opera di grande sensibilità e raffinata” (Gianni Iuliano); “Il testo è strapieno di cultura, rimandi letterari, allegorie, simbolismi, voli pindarici dal registro linguistico popolare della commedia dell’arte e dei dialetti regionali a quello letterario alto, stilnovista” (Sonia D’Alessio); “Un visionario poema messo in scena dall’ottima compagnia teatrale Educaci-Teatro … Raramente ho assistito a uno spettacolo di tale raffinata bellezza” (Leonardo Botta).