Franco Salerno, ENTRO I RELITTI DELL’AMBIGUO
Antropologia e scuola
Già nel 1983, con un libro pubblicato in Basilicata (Il territorio dell’Oltre, saggi di analisi linguistico-strutturale sulla deformazione del Reale nella “cultura” e nella letteratura italiana), Franco Salerno stupiva chi di lui non conosceva l’intelligenza vivace e la profondità degli studi.
Oggi vede la luce, per le edizioni Ferraro di Napoli, il suo secondo volume (Entro i relitti dell’Ambiguo. Misteri e furori nelle feste e nei culti popolari del “mondo magico” campano dal 1500 a oggi), che si lega al primo per due comuni caratteristiche: 1) è il risultato di una ricerca condotta con gli allievi del Liceo scientifico di Cicciano (l’altro libro derivò da studi fatti con i giovani del Ginnasio-Liceo di Venosa); 2) è il tentativo di ricostruire e collegare in un sistema coerente “un coacervo di relitti disgregati” (così come l’altro libro era una ricerca di frammenti apparentemente disordinati, da cui rintracciare una “coesione logica”).
Il libro è un’indagine antropologica delle tradizioni popolari campane (feste, culti religiosi e mondo magico) condotta con ritmi da laboratorio che tengono conto sia delle tracce metodologiche di Eliade, Gramsci, De Martino, Di Nola, Lombardi Satriano, sia degli apporti di numerosi cultori di storia regionale e locale. Grazie all’indagine di Franco Salerno la “cultura folklorica” del Nolano è
inserita in un’area più ampia e archetipale: ne sono esempi – tra i tanti – l’usanza delle “limuncelle” nella fiera della Maddalena (che rimanda al frutto miracoloso in cui si “incarna la fata”), la festa del majo a Baiano (che rimanda all’Albero di Maggio di vaste aree europee), il pellegrinaggio a Montevergine (che rinvia alla “casa del monte di tutti i paesi” delle antiche civiltà mediterranee), la festa dei gigli di Nola (che riporta alla cultura precristiana– pagana ed euro-mediterranea).
Evidenziata la tendenza, nel Sud, alle “disgregazioni sociali”, l’autore mostra come la “società civile” ha reagito di fronte a tale disgregazione mediante un processo di aggregazione-socializzazione. Siffatto processo di ricerca rintraccia tre livelli: uno economico-sociale (con mercanti e artigiani, organizzatori di fiere, feste e corporazioni), uno ideologico-religioso (caratterizzato dai rapporti tra le sette misteriche e, rispettivamente, le corporazioni, le sette eretiche e i culti popolari), uno antropologico (caratterizzato dai “culti popolari presenti ancora nella nostra regione”).
Particolare attenzione il libro rivolge al “mondo magico” (offrendo al lettore anche documenti poco noti o rari), e descrive l’evoluzione dei rapporti fra “cultura ufficiale” ecclesiastica e laica da un lato e la magia dall’altro, “nel senso di storie di scontri e commistioni”. Vengono così documentati l’ambiguità delle gerarchie ecclesiastiche, lo stretto rapporto tra eresia e magia, il ruolo di protezione svolto dalla magia, il sincretismo tra religione e magia. Infine il libro riporta alle ierofanie fondamentali (albero, acqua e monte) tutti i miti e i riti dell’area studiata. Ha detto Paolo Apolito, alla cerimonia di presentazione del libro: “Quanto F. Salerno ha realizzato è un fatto straordinario, giacché avviene in una scuola italiana. Nella nostra scuola si registra la memoria della scienza e della cultura, non la scienza e la cultura”.
Sono anch’io convinto che il libro dovrebbe girare nelle scuole superiori, come indicazione di metodo applicato alle radici culturali del territorio. A renderlo degno di attenzione e di lode sono poi, non ultimi, gli scritti dei dodici allievi-collaboratori di F. Salerno: L. Bifulco, G. Buonaiuto, L. Cafarelli, G. Caruso, P. Castaldo, L. D’Angelo, E. Fedele, A. Laudanno, A. Lombardi, A. Miani, N. Plerno, P. Romano.
( InComune, maggio 1984 )
VINCENZO CUTOLO