Della raccolta poetica “Esternarsi” di Ettore Locatelli ho già scritto, sottolineando contenuti ed eleganza di rime e assonanze.
Ora l’autore raccoglie in volume (“Tutto quello che ho detto”, ed. Buonaiuto, 2018) non solo le precedenti liriche di “Esternarsi”, ma anche aforismi e dipinti inediti e nuove poesie.
Interessanti i dipinti, sia quelli originali sia quelli ripresi dagli Impressionisti. E “pedagogici” appaiono anche gli illuminanti aforismi, dei quali colpiscono le riflessioni amare sulla nostra vita (un esempio: “La vita umana è una cornice che i più riescono a riempire con bozzetti. Solo pochi arrivano a piazzarvi un’opera d’arte”).
Le nuove poesie, definite anche qui “stati d’animo”, fanno pensare allo stile letterario di Brecht. “C’era una volta la natura” richiama, infatti, “C’era una volta la primavera” del grande autore tedesco; e “Il mio ‘68” è stilisticamente costruito come le migliori ballate del poeta di Augusta.
Occorre inoltre osservare che, nelle nuove liriche di Locatelli, non compaiono più – come nella precedente raccolta – i forti temi della famiglia (con poesie dedicate ai genitori, alla moglie, alla figlia). Di quei temi ora resta solo traccia nella lirica “Pensiero a Milli”, in cui il poeta dice alla figlia: “… per te nuovo tempo è venuto. / Tempo di stelle: di sogni / Tempo di terra: di vita”.
I nuovi versi insistono, in prevalenza, sui grandi temi dell’esistenza.
E, ovviamente, sul tema della morte. Della morte il poeta scrive: “… grandezza di fronte / al nulla umano è la Morte”. Oppure: “Porto con me il segreto / della vita avuto in confidenza / dalla morte”; “Vagheremo, atomi tra atomi (…). / Saremo ovunque, oltre / il trapasso, sotto forma / di buio e luce”.
Sulla vita Locatelli così si esprime: “Scopro d’un tratto, / nel cielo, nel mare, / nella luce, nel buio, / il fermo divenire del tempo”. Per poi aggiungere: “Senza illuderti troppo di poterla / gestire come ti pare (…). / Meglio accettarne quel caduco / senso che vienci imposto dall’Eternità”.
Le illusioni dell’esistenza il poeta le annota con distacco tranquillo, rassegnato. Sul Sessantotto, ad esempio, egli scrive: “Anch’io scelsi il branco credendolo amore / ma presto m’accorsi valeva il colore. (…) Avessi aspettato la rivoluzione / avrebbe vinto la disperazione. (…) Il mondo non cambia è fatto in tal modo / in verso più molle nell’altro più sodo”.
Ed oggi egli fa le sue scelte, con amaro realismo: “Avido di vita scelgo notti / di solitudine”.
Locatelli non ha certezze, come gli antichi saggi: “Ho tante facce quanti / sono i miei dubbi”. E la poesia è un salutare rifugio, anche per lui: “Anche io libero il volo / lasciando cadere zavorra”.
Tra le liriche nuove, per icasticità di forma e contenuto, mi ha colpito “Passaggio”, che ben esprime il pensiero del poeta sull’esistenza e la morte:
“Venni volando / Tornai marciando / Andare venire / Come passire. / Nel mezzo sazio / di tempo e spazio / rimase scia / della mia via. / Comincia finisce / eppur lenisce / questo viaggio / figlio d’un raggio”.
( Facebook, 2018 )
VINCENZO CUTOLO