Antonio Caiazza, LA BANDA MANZO
Tra i briganti campani e lucani nel periodo postunitario
Il recentissimo libro di Antonio Caiazza – La banda Manzo.Tra i briganti campani e lucani nel periodo postunitario (Ed. Tempi Moderni, Napoli 1984, lire 20.000) – si aggiunge degnamente alle numerose pubblicazioni che, da oltre un secolo, studiosi italiani e stranieri vanno dedicando al brigantaggio meridionale. L’analisi di Caiazza ha come tema di fondo la vicenda del bandito Gaetano Manzo, di Acerno, e una delle “gesta” maggiori della sua banda (il sequestroWenner). Del “cassiere” Manzo l’autore segue personalmente l’intera vicenda: da quando, nel 1863, per evitare il servizio di leva, il giovane pastore entrò nella banda Giardullo, fino alla costituzione di una propria temutissima banda, all’arresto, alla condanna ai lavori forzati, alla fuga dal carcere e infine alla morte in uno scontro con le forze dell’ordine. Il sequestro di Federico Wenner (figlio dello svizzero A. F. Wenner, fabbricante di tessuti che aveva dato vita, nella valle dell’Irno, a un grande complesso industriale) viene invece messo a fuoco mediante due documenti: il “compendio” del giudice istruttore di Salerno e la lettera–memoria di Isacco Friedli (precettore del giovane Wenner e sequestrato dai briganti insieme con questo).
Il volume offre, inoltre, notizie assai interessanti sui singoli componenti della banda Manzo (braccianti, manovali, pastori), sul processo celebrato dopo la cattura del capobrigante e dei complici, sul sequestro Olivieri (messo in atto dalla banda Giardullo), sugli atti della famiglia Wenner (la corrispondenza tra il Ministro degli Interni e la Prefettura di Salerno; e tra quest’ultima
e la famiglia dell’industriale). Il particolare “montaggio” del libro rivela un apprezzabile modo di fare la storia, tutto teso a lasciar parlare i fatti da sé, senza eccessivi protagonismi e sovrapposizioni. Gli interventi dell’autore sono, infatti, limitati all’introduzione e ad alcuni commenti sparsi qua e là per le pagine, che risultano tuttavia illuminanti sia per far luce sulla fenomenologia del banditismo post–unitario, sia per ricercare analogie con tanta delinquenza organizzata di oggi (si pensi ai sequestri di persona e alle richieste di congrui riscatti, al taglio delle orecchie o dita per seminare il terrore, a complicità, tradimenti e spietate vendette: che sono cronaca e storia dei nostri giorni).
( La Città, settembre 1984 )
VINCENZO CUTOLO