Coloro che oggi subiscono – da reti Rai e private – la noia di talk show animati da onnipresenti “compagnie di giro”, non conoscono forse il fascino dei comizi di piazza (quelli che, una volta, animavano le battaglie politiche).
A Sarno i comizi più alti, più apprezzati, più frequentati, erano quelli del socialista Pasquale Franco, grande avvocato e principe del foro.
La piazza Municipio era sempre gremita quando, da un balcone, egli parlava alla folla. L’eloquenza dei suoi comizi era di grande fascino, di contenuti colti, magistrali, di pensieri coerenti, soprattutto di linguaggio elegante e ricco di armonie.
La folla che ascoltava era come ammaliata: da una avvolgente musica, da un crescendo di rara intensità, dalla bellezza del dire.
Diventai socialista, giovanissimo, anche per l’eloquenza e il fascino morale che i comizi dell’avvocato Franco fortemente irradiavano. Avvertivo, nei discorsi eccellenti, non solo un’oratoria ammaliante (fondata su doti foniche di grande intensità, fluidità di pensiero, laicità di argomenti), ma anche contenuti e valori che stimolavano l’etica, aprivano altre strade, chiarivano obiettivi, tensioni morali.
Divenni amico dell’avvocato. Ed egli mi onorò (mi commuovo al ricordo) accompagnando mia moglie e me all’altare di nozze.
Fu ottimo assessore a Sarno e alla Provincia. A Sarno la sua azione politica fu oltremodo incisiva, per l’impegno profuso soprattutto in direzione della salute pubblica. Nell’ospedale (assegnatogli dal ministro Mariotti dopo che la riforma socialista lo aveva sottratto all’Ordine di Malta) egli organizzò, infatti, reparti e servizi sanitari moderni che resero il nosocomio struttura assai vitale di professioni e lavoro.
Ma il prestigio, che lo rese figura di grande spicco nel socialismo e nella sinistra, suscitò (come sempre, in politica) invidie e gelosie: tali che, dai vertici regionali del suo stesso partito, giunse l’ordine di bloccarne l’ascesa.
Dopo la revoca dell’incarico all’Ente ospedaliero, Pasquale Franco lasciò Sarno per sempre e traslocò a Salerno, dedicandosi solo all’avvocatura.
Tuttavia fu vicino, per anni, ai socialisti sarnesi e al suo luogo natio. Quando io ero segretario di sezione PSI, veniva spesso da noi, di domenica, informandosi circa i nostri problemi, avanzando proposte, suggerendo consigli. Per tutti, non soltanto per me, egli fu sempre un leader naturale, di elevato spessore e di valore sommo.
Mi piace ricordare che, grazie al suo contributo economico, io potei aprire il “Piccolo Teatro d’Arte” di via Michele Squitieri, che inaugurai (lui presente) con uno spettacolo ispirato a opere di Bertolt Brecht.
Mi invitò spesso a Salerno, per valutare insieme le difficili urgenze della politica. E di quei cari incontri ricordo soprattutto l’entusiasmo con cui, un giorno, egli accolse un mio progetto di dare vita a un giornale (cui, purtroppo, non potei dare corso).
Pasquale Franco, in Italia, fu un penalista celebre e stimato. Professionista libero e coerente, onorò sempre i valori morali, anche di colleghi e politici di ideologie differenti. Dell’avvocato missino Dino Gassani, ucciso da camorristi, egli infatti affermò che “pose la sua dignità al di sopra della sua vita” e che “non volle sacrificare neppure il valore dei propri princìpi morali”. Con sincera onestà lo paragonò poi addirittura alla figura di Socrate, che nell’antica Grecia aveva preferito la cicuta piuttosto che violare le leggi e la fedeltà ai suoi princìpi.
Molti ricordano la grande cultura dell’avvocato Franco. Tra gli autori della letteratura del mondo egli preferì sempre Kafka, dei cui romanzi comprese non solo il senso vero e profondo, ma “esportò – come ha notato Cecchino Cacciatore – il significato di opposizione alle ipotesi e alle congetture di accusa”.
Nei suoi ultimi anni Pasquale Franco si occupò, per il Consiglio Nazionale Forense, del travaglio del penalista, stretto tra la difesa dell’innocente (esposto all’ingiustizia di un sistema mal funzionante) e la difesa del colpevole (che spesso si avvantaggia ingiustamente di quel sistema).
Con la sua morte Sarno, la sinistra e la cultura giuridica perdono un grande figlio.
( Eventi, aprile 2019 )
NOTA – L’articolo fu pubblicato insieme a un affettuoso ricordo scritto dall’avv. Antonio Benisatto.