Sul “Corriere della Sera” dell’8 novembre 2009 Ernesto Galli della Loggia critica duramente l’introduzione, nella scuola, della disciplina autonoma “Cittadinanza e Costituzione”, fino ad affermare che da “luogo di apprendimento” l’istituzione scolastica sta diventando “agenzia della socializzazione”.
Convinto che alla scuola non vadano assegnati compiti che prescindano dall’istruzione, egli si dichiara favorevole ad una “scuola dei saperi” in cui “la Cultura, rivolta costitutivamente alla Bellezza e alla Verità, è in sé e per sé, in quanto tale, matrice decisiva di raffinamento etico e di crescita civile”.
A suo giudizio la nuova disciplina condurrà a risultati solo negativi:
- l’Educazione sarà promossa in modo autoritario, mediante l’adozione di una tavola di valori (quelli della Costituzione) assunti a priori e calati dall’alto;
- l’identità della persona e la sua costruzione saranno affidate all’adeguamento a una norma astratta;
- la promozione del Buonismo e del Perfettismo universali genereranno analfabeti e bulli;
- la democrazia sarà solo un modello di relazioni etiche tra gli individui e tra gli individui e le istituzioni;
- la Costituzione, da carta politicamente discutibile (“che magari può essere cambiata”), sarà trasformata in “vangelo di una vera e propria religione politica”, mirante a creare un “agghiacciante Uomo Nuovo Democratico, Cittadino Perfetto”.
E’ alquanto strano che Galli della Loggia esprima, oggi, concetti simili.
In un articolo apparso sul “Corriere” del 21 agosto 2008, egli aveva infatti analizzato la crisi della scuola italiana ricordando che essa (e quella dell’Europa) “non è solo un sistema per impartire nozioni”, ma deve avere al suo centro “un’idea, una visione generale del mondo”.
Riflettendo sull’Italia nuova nata dalla modernizzazione, in quell’articolo egli osservava anche che il nostro Paese “non riesce più a pensarsi come un intero, come nazione, a progettare il suo futuro perché non riesce più a incontrare il suo passato”. E suggeriva, pertanto, di ridare profondità storico-nazionale alla scuola, mirando a “ricostituire culturalmente il rapporto centro-periferia e Nord-Sud”. Infine ribadiva che la funzione della scuola è “nella costruzione della personalità individuale, principalmente attraverso l’apprendimento dei saperi, delle nozioni, della disciplina che esso comporta”.
In un altro, precedente articolo (Corriere, 27 aprile 2007), Galli della Loggia aveva inoltre ricordato che l’Italia democratica porta dentro di sé, “nella sua storia culturale e nella sua antropologia”, il germe della violenza.: violenza che ha caratterizzato il Risorgimento, le culture politiche di fine Ottocento e del Novecento (socialismo massimalista, nazional-fascismo, comunismo gramsciano, azionismo), la Resistenza, alimentando sempre i miti della rivoluzione e dell’utopia. E tale germe – secondo lui – all’Italia “non riesce mai di estirparlo”, nonostante la presenza in essa anche di culture della non-violenza e del pacifismo.
Trovo contraddittorio e privo di costruttiva speranza il ragionamento di questi giorni di Galli della Loggia..
L’Italia dei nostri anni è non solo il risultato di una storia segnata dalla violenza e dalle utopie, ma anche un Paese in forte evoluzione in cui sono prepotentemente entrati (accrescendone enormemente problemi e complessità) il consumismo della globalizzazione, la volgarità predominante della televisione, lo tsunami dell’immigrazione .
Per le nuove generazioni di giovani è necessario e urgente che la scuola non sia solo luogo di apprendimento e di istruzione (peraltro non solo di Lingua e letteratura italiana e Matematiche, come invece suggerisce Galli della Loggia, forse suggestionato dall’impianto scolastico della Confederazione Elvetica), ma anche “comunità educante”, capace di formare cittadini responsabili, rispettosi di sé e degli altri, solidali, aperti al dialogo interculturale. E lo studio della Costituzione potrà certamente promuovere, negli allievi, la costruzione di una più sana identità (personale, locale, nazionale e umana), giacché fondata sui valori della legge fondamentale dello Stato, da cui acquisire competenze di dignità umana, appartenenza, alterità e relazione, partecipazione.
Ritengo personalmente utile e necessario, a scuola, lo studio della nostra Costituzione Repubblicana: espressione di alta sintesi della nostra civile convivenza, la quale – come avvertono gli osservatori più attenti – ha bisogno di tutte le forze per la sua attuazione completa.
Forse Galli della Loggia, come certi recenti nuovi lettori del suo giornale, mira a una “riduzione di valore” della nostra Carta costituzionale (se non, addirittura, a un suo superamento). Ma con quali prospettive istituzionali?
(L’Avvenire dei Lavoratori, 2008)