La poesia è fatta di segni della vita, di suoni e immagini “fioriti dalla parola”, come ricorda Ungaretti. La pittura è anch’essa fatta di segni della vita. Tuttavia, a differenza della poesia, essa vive non di parole, ma di colori e immagini, di visioni geometriche.
Poesia delle emozioni, la mostra che espone al pubblico i più recenti dipinti di Lucia Abbasciano, coniuga poesia e pittura in un originale crogiolo. Ciascuna delle sue tele ha, infatti, nessuna esclusa, un titolo di poesia. E sono tutti titoli ricavati dai versi di Rabindranath Tagore. La circostanza e la scelta non devono sorprendere. Lucia Abbasciano crea i propri dipinti di getto, quasi con impeto (l’impiego dell’acrilico lo dimostra ampiamente). Ella dona, in maniera immediata e istintiva, originali forme e insiemi di colori a emozioni, ricordi, suggestioni dell’anima, dipingendo contemporaneamente su molte tele. Ella non avvia le sue creazioni partendo da temi definiti o circoscritti. Le immagini, cui di getto dà vita, hanno origine nelle sedimentazioni dell’anima, nei ricordi, nelle esperienze, ma anche nei propri sogni dimenticati. Le ricorrenti linee curve dei suoi dipinti sono la memoria delle dolci colline della sua terra lucana; i colori sono reminiscenze mediterranee; l’oro, a suggello dei quadri, è la sua adesione piena alla spiritualità pittorica del Trecento.
L’intitolazione dei quadri della mostra è venuta dopo la loro creazione. Ed è stato assai naturale, per la Abbasciano, dare un nome alle sue creature ricavandolo dai versi del poeta orientale. La sua pittura, infatti, come la poesia di Tagore, contiene cieli fatti di “insonne azzurro”, una luce che “si rifrange in oro” spargendo “gemme in profusione”, mutazioni di “forme e pieghe innumerevoli di cangianti colori”, un canto triste “in lacrime di molti colori e sorrisi e timori e speranze”, sogni che “si formano e s’infrangono”, figure innumerevoli dipinte “col pennello della notte e del giorno”, “meravigliosi misteri di curve da cui la linea retta è bandita”, il tuffo “nell’oceano delle forme”, la vita immersa “nella dolce carezza della totalità dell’universo”.
Come la poesia di Tagore, la pittura di Abbasciano è anch’essa intrisa di spiritualità panteistico-mistica, di una continua e incessante ricerca di “fusione con l’Essere”.
( Opuscolo Vernissage, Milano, ottobre 2010 )